Riapertura del caso Garlasco | Il governo prevede solo delusione e caos?

VIDEO | “Garlasco comunque finisca, finirà male”: la profezia del ministro Nordio sull’indagine bis

ROMA – La riapertura del caso Garlasco “comunque finisca, finirà male”. Con queste parole, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha espresso il suo scetticismo e un profondo senso di impotenza riguardo alla ripresa delle indagini, avvenuta dopo 18 anni. Durante un’intervista al Caffè de La Versiliana, a Marina di Pietrasanta, ha fatto riferimento alla celebre vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi, che ha appassionato l’opinione pubblica e suscitato un acceso dibattito sulla giustizia italiana.

Un caso emblematico

Nordio ha evidenziato l’importanza di questa indagine nel panorama giuridico italiano, sottolineando che le verità stabilite dalla Cassazione nel 2013, che ha condannato Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara, dopo due assoluzioni, meritano un’analisi attenta. Il ministro ha esaminato tre scenari possibili rispetto all’evoluzione del caso, mostrandosi così pessimista: “Non ci sarà un lieto fine”.

I tre possibili finali

Secondo Nordio, le implicazioni dell’indagine sono gravi per tutti i soggetti coinvolti. Ha delineato tre possibili strade:

  1. Se l’ipotesi iniziale fosse vera, e Stasi fosse colpevole, Andrea Sempio, ora sotto indagine, si troverebbe a sostenere spese legali ingenti per un’accusa infondata.
  2. In alternativa, se Stasi fosse innocente, il sistema non renderebbe giustizia a chi ha passato anni dietro le sbarre.
  3. Infine, l’eventualità di un “terzo ignoto” complica ulteriormente la situazione, suggerendo che potrebbero esserci stati errori giudiziari sia nel passato che nel presente.

Difficoltà nella prova del DNA

Il ministro ha anche messo in dubbio la validità delle prove forensi, in particolare il DNA, che potrebbe risultare contaminato a 18 anni di distanza dal crimine. “Dopo tanto tempo è difficile trovare elementi probatori consistenti. La probabilità di contaminazione è elevata e la ricerca di nuovi indizi diventa complessa,” ha detto, evidenziando come il tempo possa danneggiare ulteriormente il processo di giustizia.

Riflessioni amare sulla giustizia

La situazione descritta dal ministro mette in evidenza le fragilità del sistema giudiziario italiano. Nordio ha affermato che continuare a insistere su un’indagine sia rischioso e che a volte sarebbe meglio “arrendersi piuttosto che rovinare vite”. Ha sottolineato la lentezza dei processi e sottolineato che non si possono ignorare le evidenze, pur in un contesto legale dove il principio del “ragionevole dubbio” dovrebbe sempre prevalere.

Concludendo, Nordio ha espresso il timore che la ricerca di una verità in un caso così controverso possa portare a nuove ingiustizie e conseguenze tragiche per coloro che vi sono coinvolti. “Invece di sforzarci di comprendere, rischiamo di creare nuovi errori, rovinando esistenze già segnate.”