Francia e Regno Unito pronti a riconoscere la Palestina | Ma sarà solo un gesto simbolico?

Riconoscere lo Stato di Palestina: una mossa storica o solo simbolica?

ROMA – Francia e Regno Unito hanno annunciato l’intenzione di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina entro l’Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre. Questa decisione rappresenta una svolta storica e simbolica per il riconoscimento internazionale della causa palestinese. Ma cosa implica realmente un tale riconoscimento?

In termini diplomatici, riconoscere uno Stato significa stabilire relazioni ufficiali con un’entità statale dotata di sovranità e legittimità. Per la Palestina, ciò significherebbe conferire un pieno status internazionale all’Autorità Nazionale Palestinese. Tuttavia, l’assenza di un territorio definito e di un processo di pace attivo solleva interrogativi sull’efficacia di tale riconoscimento.

Ma basta un annuncio per cambiare il corso del conflitto? Gli analisti esprimono scetticismo: senza passi concreti sul campo, come il cessate il fuoco, la delimitazione dei confini e la fine dell’occupazione israeliana, il rischio è che questo riconoscimento resti una semplice dichiarazione d’intenti, priva di effetti tangibili.

Tensioni politiche e risposte di Tel Aviv

Il cambiamento di posizione del Regno Unito è avvenuto dopo forti pressioni interne e sollecitazioni da parte della Francia. Macron ha cercato di consolidare un’alleanza europea per la pace in Medio Oriente, e la sua scommessa sembra aver avuto esito positivo. Tuttavia, il gesto è vincolato a condizioni: Israele dovrà fermare le operazioni militari a Gaza e Hamas dovrà rilasciare gli ostaggi. Questo “se – allora” rischia di sminuire la forza politica della decisione finale.

Reazioni da Tel Aviv non si sono fatte attendere. Il premier Netanyahu ha descritto la scelta britannica come “un premio al terrorismo di Hamas”, dichiarando che “uno Stato jihadista al confine non ci sarà”. Inoltre, il Parlamento israeliano ha approvato una mozione per l’annessione di parti della Cisgiordania, aggravando ulteriormente le tensioni.

Le parole degli esperti

Pasquale Ferrara, ex direttore degli Affari Politici della Farnesina, ha osservato: “Il riconoscimento non dovrebbe essere legato a condizioni esterne. Non possiamo più aspettare. Le dichiarazioni sono importanti, ma devono essere accompagnate da azioni concrete.” Ferrara invita l’Italia a non restare in disparte e a unirsi a Germania e Francia nel percorso verso il riconoscimento, per stimolare un cambio nelle dinamiche negoziali.

La posizione dell’Italia

Attualmente, l’Italia si allontana dall’idea di un riconoscimento unilaterale. La premier Giorgia Meloni ha definito questa mossa “affrettata e controproducente”. Il ministro degli Esteri Tajani ha aggiunto che una diretta riconoscimento della Palestina dovrebbe avvenire in parallelo con il riconoscimento di Israele. Tuttavia, Ferrara ribatte, sottolineando che l’OLP e l’ANP hanno già riconosciuto Israele nel 1993. È quindi Israele, ora, che dovrebbe fare lo stesso.

Riconoscimento a livello globale

Ad oggi, 143 dei 193 Stati membri dell’ONU hanno ufficialmente riconosciuto lo Stato di Palestina. Tra i paesi europei, già lo hanno fatto Spagna, Irlanda, Svezia e molti altri. Mentre Francia e Regno Unito hanno manifestato l’intenzione di farlo, Italia e Germania rimangono ferme nella loro posizione.

Simbolo o Svolta?

Il riconoscimento dello Stato di Palestina rappresenta un atto dirompente a livello politico e simbolico, ma se non accompagnato da azioni concrete e da un sostegno multinazionale efficace, rischia di restare un titolo privo di sostanza. La domanda è legittima: cosa vuol dire davvero riconoscere la Palestina? La risposta, al momento, è ancora tutta da scrivere.