
Polemica sulla Distribuzione di Preservativi nel Carcere di Pavia
BOLOGNA – La decisione della direzione del carcere di Tore del Gallo di Pavia di distribuire 720 preservativi ai detenuti ha suscitato un acceso dibattito. L’iniziativa, risalente a febbraio, è emersa solo recentemente creando tensioni tra sindacati e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap).
La Decisione: “Motivi Terapeutici”
Secondo quanto reso noto, la direttrice del carcere, Stefania Musso, ha adottato la misura “per motivi terapeutici”. Il sindacato Sappe ha chiesto chiarimenti, denunciando che la decisione è stata presa senza un confronto con i superiori. La polemica si inasprisce con il commento del Dap, che ha definito l’iniziativa “adottata senza alcuna preventiva interlocuzione” e ha sottolineato le potenziali ripercussioni su ordine e sicurezza penitenziaria.
Sindacati in Allerta
Il segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, ha dichiarato: “Inizialmente pensavamo a una fake news… non abbiamo ricevuto smentite, ma mezze ammissioni”. La questione si complica ulteriormente considerando il sovraffollamento della struttura, con 704 detenuti per soli 515 posti disponibili, e l’inadeguatezza dei servizi che mette in evidenza un sistema carcerario in crisi.
Richieste di Ispettori e Maggiore Sicurezza
Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha espresso il suo scetticismo riguardo le priorità della direzione del carcere, ironizzando sulla decisione di comprare profilattici anziché migliorare condizioni lavorative e alimentari. “Siamo al carcere alla rovescia… prioritario è comprare preservativi ai detenuti?”. Capece chiede, quindi, un’ispezione urgente, ritenendo che le misure adottate pongano seri interrogativi su salute e sicurezza, sia per i detenuti che per gli agenti di polizia penitenziaria.
Conclusione: Un Sistema in Crisi
La distribuzione di preservativi nel carcere di Pavia ha aperto un dibattito più ampio sulle condizioni del sistema penale italiano e sulla necessità di approcci più strutturati e condivisi rispetto alla salute e al benessere dei detenuti. Mentre i sindacati chiedono chiarimenti e ispezioni, la scelta della direzione di adottare misure “terapeutiche” resta al centro di un acceso confronto che mette in luce le criticità di un’intera istituzione.