Crisi nella moda: il calo del 4,3% e i licenziamenti estivi | È tempo di riformare la sicurezza lavorativa?

La Crisi del Settore Moda in Italia: Un Appello alla Sostenibilità e alla Legalità

ROMA – Il mondo della moda italiana, pilastro fondamentale del Made in Italy, sta affrontando una crisi profonda che va oltre il semplice ciclo economico. Secondo un recente comunicato di Federimprese Europa, i distretti storici, culla di una tradizione artigianale di eccellenza, stanno vivendo un momento di tensione strutturale in cui i segnali di fragilità occupazionale stanno emergendo con preoccupazione.

Nel primo semestre del 2025, il fatturato del settore ha registrato una contrazione media del 4,3%, con settori chiave come il tessile e l’abbigliamento che risentono in maniera ancora più marcata, toccando punte del -4,5%. Questo declino economico è accompagnato da notizie allarmanti di licenziamenti collettivi, come i 40 esuberi annunciati da Dsquared2, ed episodi di licenziamenti irregolari, che compromettono la fiducia tra le aziende e i loro dipendenti.

Le conseguenze di questa crisi non colpiscono solo i grandi marchi, ma minacciano l’occupazione nei distretti storici come Prato, Biella, Carpi, Arzignano, Scandicci e Marche Sud, dove si stima una possibile riduzione diretta dei posti di lavoro tra l’8% e il 10% entro la fine dell’anno. Questo scenario rischia di avere riflessi significativi anche sull’indotto artigianale e logistico, già in difficoltà.

Tommaso Scalzi, vicepresidente di Federimprese Europa, evidenzia un aspetto cruciale della crisi: “Il problema non è solo economico, ma culturale.” Secondo Scalzi, licenziare in modo irregolare non solo mina la fiducia degli operai, ma compromette anche l’etica industriale della moda italiana.

L’appello di Federimprese Europa è chiaro: “La crisi non deve diventare un pretesto per abbassare le tutele o aggirare le regole.” È necessaria una riforma complessiva del sistema moda e delle relazioni industriali, per ricostruire un equilibrio tra competitività, legalità e dignità del lavoro. Questo non solo per il bene dei lavoratori, ma per preservare la reputazione del Made in Italy a livello globale.

Scalzi sottolinea anche l’importanza della responsabilità morale da parte dei datori di lavoro, affermando che “non esiste impresa senza legalità, e non esiste legalità senza impresa.” In questo contesto, la stabilità, la correttezza e la trasparenza sono elementi chiave per tutelare non solo gli operai, ma l’intero ecosistema imprenditoriale del Paese.

Federmprese Europa ha pertanto richiesto un tavolo di confronto tra governo, regioni e associazioni di categoria per affrontare la sostenibilità occupazionale e giuridica del settore moda. Un’iniziativa che unisca strumenti di sostegno economico, vigilanza sulle pratiche aziendali e percorsi di riqualificazione professionale potrebbe rappresentare una via d’uscita da questa crisi, restituendo così dignità e stabilità a un comparto tanto vitale per l’economia italiana.

La sfida collettiva ora è quella di rispondere a questi segnali di allerta, per proteggere non soltanto il lavoro, ma un’intera cultura e tradizione.