L’esercito russo tortura e uccide i soldati che si rifiutano di combattere in Ucraina
Un’inchiesta choc del quotidiano indipendente Verstka, ripresa dal Guardian, mette in luce le spaventose atrocitĂ che avvengono all’interno dell’esercito russo. Secondo il rapporto, c’è un sistema consolidato di tortura e omicidi ai danni di quei soldati che si rifiutano di combattere in Ucraina.
L’indagine, basata su testimonianze dirette, denunce ufficiali e filmati trapelati, ha identificato 101 ufficiali accusati di atti di violenza contro i propri commilitoni. I casi documentati sarebbero almeno 150, ma gli investigatori avvertono che il numero reale potrebbe rivelarsi significativamente più alto. L’inchiesta ha messo in evidenza un catalogo di metodi di coercizione, tra cui l’assassinio diretto di chi si ritira o viene percepito come un deviato.
Tra le pratiche piĂą agghiaccianti, si segnala l’uso di “tiratori di esecuzione” e la terribile abitudine di eliminare i corpi gettandoli nei fiumi o seppellendoli in fosse comuni. Sconcertante è anche l’uso di droni armati per eliminare i feriti, mimetizzando le uccisioni sotto il pretesto di perdite in battaglia.
Le testimonianze raccolte parlano di torture sistematiche, tra cui rinchiusione in buche con grate metalliche sopra, percosse prolungate e addestramenti a combattere tra di loro in duelli estremi. Un video scioccante del maggio 2025 cattura due soldati a torso nudo mentre si affrontano in una fossa, con un ufficiale che incita: “Chi uccide l’altro, vive.”
In aggiunta alla violenza, Verstka riferisce di schemi di estorsione tra i comandanti, i quali richiederebbero denaro in cambio di esenzioni da missioni letali. Se i soldati non pagano, la loro sorte è segnata: vengono “azzerati,” un termine gergale per indicare l’eliminazione fisica.
Il rapporto rivela anche che intere unitĂ vengono inviate in prima linea come “fari,” ossia senza equipaggiamento, con l’obiettivo di attirare il fuoco nemico per consentire l’avanzata di reparti piĂą protetti. Una prassi in auge nei battaglioni penali con ex detenuti, ora diffusa anche nell’esercito regolare, ha alimentato un clima di impunitĂ e violenza.
Infine, la procura militare russa ha ricevuto, solo nella prima metĂ del 2025, aberranti 29.000 denunce di cui 12.000 per abusi da parte dei superiori. Tuttavia, un funzionario anonimo ha rivelato l’esistenza di un divieto informale di indagare sugli ufficiali impegnati al fronte, affermando: “Ci dicono che aprire un’inchiesta danneggerebbe le operazioni.” In effetti, questi aggressori sembrano godere di totale impunitĂ .
L’inchiesta di Verstka getta quindi una luce inquietante su un aspetto oscuro della guerra in Ucraina, rivelando che gli abusi perpetrati all’interno dell’esercito russo sono ben piĂą che episodi isolati, rappresentando un vero e proprio sistema di oppressione e violenza all’interno delle forze armate.