Scontri mortali in Tanzania | La verità dietro il silenzio del governo potrebbe shockarti!

Tanzania in crisi: 700 morti dopo le elezioni, il paese in preda a scontri e violenze

ROMA – La Tanzania è scossa da una drammatica escalation di violenza e disordini seguita alle elezioni legislative e presidenziali di mercoledì. Secondo il partito di opposizione Chadema, le vittime potrebbero ammontare a circa 700 morti, con un tragico bilancio che include 350 decessi nella sola Dar es Salaam e oltre 200 nella regione di Mwanza. Questi dati, tuttavia, non sono stati confermati da fonti governative.

Il clima di tensione è palpabile, con uno scenario di scontri che ha portato centinaia di persone a manifestare in diverse città. Le proteste, che hanno luogo per il terzo giorno consecutivo, sono state caratterizzate da un determinato rifiuto nei confronti della riconferma al potere di Samia Suluhu Hassan, rappresentante del partito di governo Chama Cha Mapinduzi (Ccm), che detiene il controllo dal 1961.

La situazione è ulteriormente aggravata dalla censura mediatica. Numerosi siti d’informazione in Tanzania hanno subito blocchi significativi, rendendo la comunicazione e la verifica dei fatti ancora più complesse. Al momento, le autorità hanno reso noti i risultati di sole 80 delle 100 circoscrizioni elettorali, alimentando il clima di sfiducia e rabbia nel paese.

Le forze armate hanno emesso un avviso formale, invitando i cittadini a interrompere le manifestazioni. Tuttavia, le dimostrazioni si sono intensificate e, secondo alcuni report, i manifestanti hanno persino occupato l’aeroporto di Dar es Salaam.

In un contesto di profonda instabilità, il popolo tanzaniano sembra chiedere a gran voce un cambiamento. “La Tanzania brucia. Abbiamo bisogno di nuovi leader,” ha tweetato Fadzayi Mahere, commentando la situazione attuale con preoccupazione.

La comunità internazionale osserva con apprensione gli sviluppi in Tanzania, mentre le agenzie e i giornalisti locali cercano di ottenere informazioni accurate in un ambiente sempre più ostile. Il futuro politico del paese è ora appeso a un filo, e la speranza di una risoluzione pacifica rimane incerta.