Alluvioni e Astensionismo: La Romagna Riprova la Storia delle Elezioni Regionali
RIMINI – Le recenti elezioni per il nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna hanno messo in luce un forte calo dell’affluenza al voto nei comuni colpiti dall’alluvione del maggio 2023. Con un abbattimento significativo della partecipazione, la Romagna ha registrato un decremento di ben 20 punti percentuali nel Ravennate e un preoccupante -30% nel Riminese. È stata l’eccezione della frazione di Traversara, a Bagnacavallo, a risaltare nel contesto, con un’affluenza che ha sfiorato il 54%, rendendola di fatto un simbolo di resilienza.
Il confronto con le precedenti elezioni regionali è impietoso: ci si attesta a un 49,7% di partecipazione, contro il 69,7% del passato. Michele de Pascale, candidato presidente legato a storie di supporto alle comunità, non è riuscito a invertire la tendenza. A Cervia, il dato di affluenza si arresta al 47%, mentre nel capoluogo Ravenna la partecipazione si ferma al 48,7%.
Le cose non vanno meglio nel Forlivese. La provincia di Forlì-Cesena ha visto scendere l’affluenza a un triste 45,5%, rispetto al 67,5% delle elezioni precedenti. Mentre città come Forlì e Cesena si mantengono attorno al 47%, i comuni costieri faticano a raggiungere la soglia del 40%. Borghi ha segnato il record basso con un 34,3%.
Anche il Riminese si aggiudica un primato negativo: con una partecipazione di appena il 40,7%, l’affluenza risulta drasticamente ridotta rispetto al 63,5% del 2020. Montescudo-Montecolombo è il fanalino di coda con il 29,3%, mentre comune come Casteldelci si discosta da questa miseria con un 52,4%.
Nonostante le gravi difficoltà, la presidente ad interim Irene Priolo ha contestato l’idea che l’alluvione fosse il fattore determinante dell’astensionismo. “Nelle zone alluvionate la partecipazione è stata più alta,” ha affermato Priolo, sottolineando che a Bologna e Ravenna i dati hanno superato il 50% di affluenza. Per Priolo, la disaffezione elettorale avvertita in alcuni comuni più periferici sarebbe invece legata a una storicizzazione di bassa partecipazione piuttosto che all’evento climatico.
In conclusione, il panorama post-elettorale al di là del disastro naturale mette in evidenza una crisi di partecipazione che trascende il contesto immediato e richiama una riflessione più profonda sulla salute della democrazia in queste aree vulnerabili. Con un’immagine così preoccupante in mente, la Romagna si trova a dover non solo ricostruire fisicamente, ma anche tessere nuovamente i legami di fiducia con i propri cittadini.