Solo il 26% degli aggressori sessuali è straniero: i dati di “Donne in Rete” smentiscono Valditara e Meloni
ROMA – Un report della rete “Donne in Rete contro la violenza” pubblicato oggi ha messo in luce dati fondamentalmente diversi rispetto a quanto sostenuto in recenti dichiarazioni da parte del Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, e della Premier Giorgia Meloni. Solo il 26% degli aggressori sessuali ha origini straniere, mentre l’autore della violenza è prevalentemente di nazionalità italiana e frequentemente rappresenta un partner o ex partner della vittima. Questi dati sfidano lo stereotipo diffuso che identifica la violenza maschile come fenomeno legato principalmente a culture extraeuropee.
Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, ha commentato il videomessaggio di Valditara, descrivendo come “grave” l’idea di associare la violenza contro le donne a una cultura degli immigrati, mentre tesse un elogio alle politiche di prevenzione e protezione destinate a contrastarla, come indicate dalla Convenzione di Istanbul. La Veltri ha sottolineato che “l’uomo violento ha le chiavi di casa” e spesso sembra una "brava persona".
Nel report di “Donne in Rete”, emerge che il 46,5% delle donne che si rivolgono a un centro antiviolenza ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni, un trend stabilmente presente anche negli anni passati. Anche se circa il 25% delle donne che chiedono aiuto sono di nazionalità straniera, la maggior parte delle violenze rimane perpetrata da uomini italiani.
Le statistiche parlano chiaro: il 74,2% degli aggressori sono partner attuali o ex, evidenziando che la violenza, nella maggior parte dei casi, avviene all’interno di relazioni intime. Questa proporzione è in lieve calo rispetto agli anni precedenti (80,5% nel 2022) ma denota comunque un fenomeno profondamente radicato nella sfera personale e familiare.
La rete di centri antiviolenza, composta da 87 organizzazioni e 117 centri, continua a fornire supporto essenziale. Nel 2023, 23.085 donne si sono rivolte a questi centri, un incremento dell’11,5% rispetto all’anno precedente, di cui 16.453 erano nuove accolte (+15%). Quesi centri offrono accoglienza, supporto legale e consulenza psicologica a oltre il 92% delle donne che vi si rivolgono.
La violenza psicologica rappresenta la forma più comune di abuso, colpendo l’82,2% delle donne, seguita dalla violenza fisica (56,5%). Un dato preoccupante è che meno della metà delle donne (41,1%) dispone di un reddito sicuro.
Le case rifugio sono un elemento cruciale per la sicurezza delle vittime, con 66 strutture operative sul territorio e 1.190 posti letto disponibili, anche se in molti casi non è sufficiente: 673 donne non hanno potuto trovare ospitalità nel 2023.
Il report di “Donne in Rete” mette in evidenza quindi un fenomeno complesso, ben più articolato di quanto possa apparire a una prima analisi, e sottolinea l’importanza di politiche efficaci di supporto e prevenzione capaci di affrontare il problema della violenza maschile in tutte le sue forme.