Ritorno a Beirut: la gioia di tornare dove tutto è distrutto | Ma è davvero il momento di tornare?

I libanesi tornano a casa, ma la casa è distrutta: un racconto da Beirut

*ROMA – La speranza e la desolazione si intrecciano nelle strade di Beirut, mentre migliaia di libanesi fanno il loro ritorno verso un sud devastato dalla guerra. Un clima di “gioia” e di file di automobili che intasano le strade* caratterizza questo ritorno, anche se il contesto rimane drammatico e incerto. La testimonianza di Saad Kiwan, direttore di NowLebanon e figura prominente nel panorama mediatico libanese, mette in luce la complessità della situazione che si vive nella capitale.

Kiwan racconta che, nonostante il monito dell’esercito israeliano e le macerie che attendono i profughi, molti libanesi sono spinti da una forte volontà di tornare. “Beirut si è svegliata stamattina con la speranza di riprendersi la sua libertà e il desiderio di rivivere la propria quotidianità,” spiega il giornalista, che evidenzia come il cessate il fuoco, pur non essendo ufficialmente in vigore, abbia risvegliato un vibrante desiderio di normalità tra la popolazione.

Le auto che affollano le strade dirette verso il sud raccontano una storia dolorosa: “Decine di migliaia di profughi si dirigono verso una terra devastata, seguiti da avvertimenti di pericolo.” Kiwan sottolinea l’ironia della situazione: “Il portavoce dell’esercito israeliano ha avvertito di non tornare ora, mentre nelle scorse settimane gli stessi ordini venivano impartiti per salvaguardare le vite degli innocenti.”

Nonostante tutto, la gioia del ritorno è palpabile. “C’è chi ha cominciato a mettere a posto quelle poche cose che possiede, nutrendo la speranza di un ritorno, sebbene verso un nulla,” aggiunge. La drammatica realtà dei villaggi e delle città distrutte è un contrappunto al desiderio di ritorno degli sfollati.

La parola d’ordine è “voglio tornare”, e Kiwan racconta di bambini che girano intorno ai loro genitori, cercando “qualche giocattolo che non hanno”. A Beirut, per un momento, i suoni delle esplosioni hanno lasciato spazio a una “calma surreale”, interrotta solo dalle piogge della notte, che, secondo Kiwan, sembrano inviare un messaggio di speranza: “Anche la natura festeggia il cessate il fuoco.”

La testimonianza di Kiwan ci offre uno spaccato crudo e realista della situazione attuale in Libano, mentre il paese cerca di rialzarsi da un conflitto che ha lasciato segni indelebili. La volontà di tornare, pur consapevole della devastazione, è simbolo di una pace che si spera possa un giorno finalmente affermarsi in questa martoriata regione.