Liberazione in Siria: dopo la caduta di Assad, un’ondata di libertà per i detenuti politici
Roma, 8 dicembre 2024 – Dopo la fuga del dittatore Bashar al-Assad, le carceri siriane, storicamente famigerate per le atrocità commesse al loro interno, si stanno svuotando. Un evento storico che segna un cambiamento epocale nel paese, con la liberazione di migliaia di detenuti, tra cui Ragheed Al-Tatari, un ex pilota dell’aeronautica militare. Al-Tatari, settantenne, ha trascorso 43 anni dietro le sbarre per essersi rifiutato di bombardare i civili durante una repressione ad Hama nel 1980.
Il carcere di Saydnaya, noto come “il mattatoio umano”, ha visto un’insurrezione gioiosa tra i detenuti liberati. Video condivisi dagli attivisti mostrano scene di esultanza, con ex prigionieri che fuggono verso la libertà dopo aver vissuto esperienze inimmaginabili da anni. Il clima di liberazione attraversa tutto il paese, mentre centinaia di centri di detenzione, ufficiali e informali, aprono le loro porte, grazie alla pressione dei ribelli e alle defezioni tra le forze di polizia e militari.
Le stime indicano che in Siria ci siano attualmente circa 136.000 detenuti politici. Molti di loro sono stati incarcerati per il semplice reato di avere idee diverse o per aver partecipato a proteste contro il regime. L’entusiasmo delle famiglie riunite è palpabile, e le attiviste per i diritti umani, come Razan Rashidi di The Syria Campaign, sperano che questo clima di libertà porti a un cambiamento duraturo.
Ragheed Al-Tatari, conosciuto come il “decano dei detenuti”, è uno dei nomi simbolo della lotta contro la repressione. La sua liberazione è un momento di grande emozione per la sua famiglia, che ha atteso a lungo il ritorno di un padre e un marito. Il figlio di Ragheed non lo ha mai conosciuto, e la prospettiva di una nuova vita insieme è un motivo di gioia incontenibile.
La situazione nelle prigioni siriane, tuttavia, rimane critica. Le denunce di violenze, torture e sparizioni forzate continuano a emergere, e il tema dei diritti umani è centrale nel dibattito internazionale. Alcuni accordi internazionali, come la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, chiedono un cessate il fuoco immediato e una transizione politica democratica guidata dai siriani. La speranza è che queste richieste possano finalmente essere ascoltate e che ci si possa muovere verso una vera democrazia.
Nonostante la festa per la libertà, resta un senso di paura e incertezza. Molti siriani, sia quelli che hanno lasciato il paese sia quelli che vi sono rimasti, temono il futuro. I gruppi per i diritti umani avvertono del rischio di vendette e violenze per coprire le tracce delle atrocità passate. Si teme che possano verificarsi uccisioni di massa all’interno delle prigioni, un dramma che si ripeterebbe tragicomicamente nel già noto annale di sofferenze siriane.
L’uscita di Assad potrebbe segnare una nuova era per la Siria, ma per ora la strada verso la libertà e la giustizia è ancora lunga. Con la liberazione di detenuti come Ragheed, tuttavia, si intravede una luce in fondo al tunnel, una speranza per un futuro migliore e più giusto per tutti i siriani.