Un milione di nuovi sfollati in Siria | Ma chi sta davvero tornando a casa?

Siria: Un milione di nuovi sfollati dopo la caduta di Assad

ROMA – La situazione in Siria ha subito una drammatica accelerazione negli ultimi giorni, con un milione di nuovi sfollati interni, in gran parte donne e bambini, che cercano di tornare alle loro città e case. Questo aumento vertiginoso è avvenuto in seguito alla destituzione del presidente Bashar Al-Assad, avvenuta attraverso una ribellione armata che segna un momento storico per il Paese, dopo decenni di repressione sotto la dittatura di Assad e del suo predecessore, Hafiz Al-Assad.

"Gli avvenimenti degli ultimi giorni hanno prodotto un milione di nuovi sfollati, di cui uno su cinque ha già subito sfollamenti in passato", ha dichiarato Filippo Ungaro, portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), in un’intervista all’agenzia Dire. La notizia ha suscitato speranza tra coloro che chiedono da tempo libere elezioni e un sistema multipartitico; infatti, numerosi sfollati stanno cercando di rientrare in patria, anche da Turchia e Libano.

La crisi siriana, già una delle più gravi al mondo, ha portato a circa 13 milioni di sfollati, interni ed esterni. Le famiglie ora vogliono tornare, anche solo per verificare le condizioni delle loro abitazioni, spesso distrutte o inabitabili. "Tornare è un diritto", ha sottolineato Ungaro, ma ha avvertito che è cruciale garantire che il ritorno avvenga in modo volontario, sicuro e dignitoso.

Le condizioni di vita in Siria sono già disastrose, con il 90% della popolazione che necessita di assistenza umanitaria. Anni di guerra hanno lasciato molte aree senza infrastrutture basilari: strade, corrente elettrica, acqua potabile, scuola e sanità sono solo alcune delle necessità quotidiane. "La gestione del potere resta fluida nelle diverse zone, dato il panorama fratturato e la presenza di molteplici forze in campo", ha avvertito Ungaro.

Nonostante la volontà di torna a casa, molti si interrogano se la loro casa esista ancora. Inoltre, i siriani che rientrano dall’estero potrebbero farlo per sfuggire a politiche xenofobe nei Paesi di accoglienza, come Turchia e Libano, che spesso hanno denunciato respingimenti forzati.

"È fondamentale creare le condizioni favorevoli ai ritorni", ha aggiunto Ungaro. La situazione attuale non è in tutti i luoghi ottimale. La formazione di un governo ad interim guidato da Hayat Tahrir Al-Sham, il movimento islamista responsabile della caduta del regime, ha ottenuto riconoscimenti internazionali ma ha anche complicato ulteriormente la situazione sul campo. Ciò ha costretto le agenzie umanitarie a ridurre le loro operazioni.

L’UNHCR continua a operare in Siria, cercando di fornire supporto alimentare, sanitario e aiuti invernali agli sfollati. Tuttavia, il caos imperante ha reso difficile il lavoro, con alcune organizzazioni che segnalano saccheggi e chiusura di valichi per l’ingresso di aiuti. "Puntiamo a riprendere completamente le nostre operazioni e analizzare la situazione sul campo per attivare risposte adeguate", ha ribadito Ungaro.

Sul fronte delle domande d’asilo, Ungaro ha espresso preoccupazione per la decisione di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, di sospendere temporaneamente l’esame delle richieste provenienti dai cittadini siriani. "Le domande devono essere valutate caso per caso; è essenziale migliorare l’accesso alla protezione internazionale", ha concluso.

In un contesto così incerto e complesso, la comunità internazionale è chiamata a intervenire per garantire il rispetto dei diritti umani e la dignità di milioni di siriani in cerca di una nuova vita, lontano dal conflitto e dalla miseria.