Innamorati di Milei: Un’analisi critica sulla narrazione della Storia
Il dibattito sulla storia politica dell’Argentina si riaccende a seguito dell’editoriale pubblicato dal direttore Nicola Perrone, il quale denuncia una ricostruzione parziale e fuorviante del passato recente del Paese sudamericano. “Cent’anni di socialismo” in Argentina? Questo slogan, lanciato per esaltare il nuovo Presidente Javier Milei, sembra ignorare sette anni di feroce dittatura militare che dal 1976 al 1983 hanno causato la scomparsa di oltre 30mila argentini, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva.
Perrone non esita a sottolineare l’importanza della memoria storica: “Quando si gloria il proprio eroe di oggi dimenticando anni atroci, di sangue, tortura e vergogna, si commette un peccato mortale”. La figura di Milei, un anarco-liberista entrato di recente nel panorama politico internazionale, è stata accolta in modo entusiastico da alcuni settori della stampa, al punto da giustificare toni celebrativi che, secondo Perrone, trascurano completamente le atrocità passate.
L’editoriale evidenzia una contraddizione inquietante: “Come si fa a dimenticare sette anni di feroce dittatura militare?”. Questo periodo buio della storia argentina, caratterizzato da violazioni sistematiche dei diritti umani, viene ridotto a una nota a piè di pagina rispetto alla narrativa di un’Argentina devastata dal socialismo. Le coraggiose madri di Plaza de Mayo, che da decenni lottano per la giustizia e la veritĂ , sono emblematiche di una lotta che non può essere dimenticata. Queste donne, testimoni dei fatti, hanno sfilato per le strade reclamando i diritti dei loro cari, torturati e uccisi senza pietĂ .
Perrone non risparmia critiche a chi, anche dall’Italia, ha contribuito a legittimare il regime di oppressione. “L’Italia in Argentina si macchiò d’onta”, scrive, ricordando il comportamento complice dell’ambasciatore italiano di allora, che negò rifugio ai perseguitati politicamente. Queste memorie storiche raccolte non possono essere messe da parte, specialmente durante un momento in cui una visione revisionista sembra prendere piede.
La vittoria elettorale di Javier Milei è stata interpretata non solo come una risposta socio-economica ma anche come un riflesso di un certo "rancore sociale". “La saldatura del voto del 30% dei ceti medio-alti con i ceti medio-bassi rappresenta una punizione per la vecchia classe politica”, afferma Perrone. Tuttavia, si domanda: cosa accadrà quando queste persone si renderanno conto che la politica liberista non si preoccupa realmente delle loro esigenze?
Il tema del cambiamento sociale è cruciale. “La destra non cerca di imporsi con la violenza, ma punta a rompere qualsiasi consenso sociale”. Questo nuovo paradigma, rappresentato anche dalla figura di Milei, si fonda su una narrazione individualista che rischia di isolare le persone, rendendole più vulnerabili alla manipolazione politica. In questo contesto, ciò che appare come una ricerca di libertà potrebbe Allude invece a una nuova forma di controllo sociale.
In conclusione, l’appello di Perrone è chiaro: non dimenticare. La storia non è solo un fatto di cronaca, ma un patrimonio collettivo che deve essere rispettato e custodito, affinché gli errori del passato non possano ripetersi. La sfida consiste nell’affrontare la complessità della memoria storica, evitando semplificazioni grossolane e travisamenti che minacciano non solo l’Argentina, ma il mondo intero.