Il Tar blocca i nuovi LEA: un passo indietro per la sanità italiana
ROMA – Quel che doveva essere un giorno di svolta per la sanità italiana si è trasformato in un nuovo stallo. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha bloccato il decreto del Ministero della Salute relativo ai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), attesi da sette anni e ora incerti nel loro futuro. Questa decisione, frutto di un ricorso presentato da associazioni di categoria, rischia di congelare l’accesso a prestazioni sanitarie innovative che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si era impegnato a garantire gratuitamente ai cittadini.
Cosa prevede il decreto sui LEA?
I LEA rappresentano un insieme di prestazioni sanitarie che il SSN è obbligato a offrire senza costi per i cittadini, sebbene già afflitto da problemi di liste d’attesa. Il decreto del Ministero della Salute prevedeva un aggiornamento storicamente atteso, grazie al quale si sarebbero aggiunte nuove prestazioni, tra cui:
- Procreazione medicalmente assistita
- Diagnosi e terapie per la celiachia
- Protesi di arti a tecnologia avanzata
- Pillola con telecamera per l’apparato gastrointestinale
- Consulenze genetiche e adroterapia per il cancro
- Apparecchi acustici digitali e attrezzature per la domotica
Inoltre, il decreto avrebbe comportato un aggiornamento delle tariffe per circa 3.000 interventi, con un impatto economico stimato di 502 milioni di euro per le visite specialistiche ambulatoriali e 47 milioni per le protesi.
Le motivazioni del blocco del Tar
La decisione del Tar si basa su motivazioni di rilievo. Innanzitutto, le tariffe fissate risultano inadeguate, risultando inferiori a quelle precedenti e mettendo in difficoltà gli operatori privati. Inoltre, si evidenzia una carenza di urgenza, poiché l’adozione del decreto, dopo oltre due decenni di attesa, non ha mantenuto il necessario carattere di urgenza. Infine, si segnalano problemi giuridici legati a una valutazione incompleta dei costi produttivi e delle necessità operative delle strutture.
Il giudice monocratico ha convocato un’udienza collegiale per il 28 gennaio 2025, mentre il decreto resterà sospeso sino a quella data.
Le reazioni alle notizie di stoppare i LEA
Le associazioni rappresentative, come UAP, Federanisap e Aiop, accolgono con soddisfazione il blocco, sottolineando che il nuovo tariffario avrebbe potuto comportare tagli fino al 70% per le prestazioni, colpendo soprattutto gli ospedali pubblici già in difficoltà finanziaria, in particolare nelle regioni del Centro-Sud.
Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), ha messo in evidenza un problema persistente: la mancanza di risorse. Secondo Anelli, i rimborsi pubblici, come per esempio i 20 euro per una visita specialistica, non coprono i costi reali, spingendo gli operatori a cercare alternative al SSN.
Un caos anche informatico
Non solo l’interruzione delle nuove prestazioni si fa sentire; anche i problemi tecnici sono notevoli. Molte ASL avevano già aggiornato i loro sistemi ai nuovi tariffari, e ora si trovano a dover tornare indietro, causando disagi sia per i medici che per i pazienti.
Il futuro dei LEA: una speranza di riforma?
Le associazioni promotrici del ricorso contano ora che il Ministero della Salute possa intervenire per correggere il decreto e adeguare le tariffe. La situazione attuale rappresenta non solo una battuta di arresto per l’evoluzione della sanità italiana, ma anche una chiamata all’azione per una revisione urgente e necessaria delle politiche sanitarie.