Quasi 50.000 palestinesi uccisi a Gaza in 15 mesi | Ma ora tre israeliani su quattro chiedono il cessate il fuoco!

Quasi 50.000 palestinesi uccisi a Gaza in 15 mesi: tre israeliani su quattro chiedono un cessate il fuoco

ROMA – Almeno 46.584 persone palestinesi hanno perso la vita nella Striscia di Gaza durante i 15 mesi dell’operazione militare israeliana, un conflitto che ha segnato una delle fasi più violente della storia recente dell’enclave. Tra le vittime, si contano 12.329 alunni e studenti, mille operatori medico-sanitari, 300 lavoratori umanitari e 160 giornalisti.

Le atrocità di questo conflitto, iniziato a seguito dell’attacco delle brigate al-Qassam il 7 ottobre 2023, hanno scatenato una reazione internazionale senza precedenti. L’aggredire un festival di musica e attacchi su civili hanno portato alla risposta di Tel Aviv, che ha lanciato un’operazione militare mirata a "sradicare una volta per tutte" la presenza di Hamas. I risultati sono stati catastrofici, con un bilancio che include anche oltre 1.200 morti israeliani e circa 250 sequestri.

Dopo mesi di violenze, le speranze di un cessate il fuoco sembrano finalmente all’orizzonte. I colloqui in corso potrebbero portare a un accordo che consenta il ritorno degli ostaggi israeliani e dia un’opportunità di ricostruzione alla popolazione di Gaza. Attualmente, i dati rivelano che il 74% degli israeliani è favorevole a un cessate il fuoco, una posizione sostenuta da familiari e amici delle vittime rapite.

Il panorama internazionale è complesso e in continua evoluzione. La Corte penale internazionale ha recentemente emesso un mandato di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per crimini di guerra, mentre il Sudafrica ha denunciato Israele alla Corte internazionale di giustizia per presunti crimini di genocidio. Queste azioni hanno ulteriormente diviso l’opinione pubblica globale, con alcuni paesi che supportano Israele e altri che spingono per il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina.

Proprio in questo contesto di tensioni, la Norvegia ha avviato una conferenza per discutere la "soluzione dei due Stati", un’opzione che risale agli Accordi di Oslo del 1993, con l’obiettivo di porre fine alle violenze crescenti tra coloni israeliani e palestinesi, oltre a dare speranza a una popolazione esausta e traumatizzata.

Seppur le voci per la pace sembrino intensificarsi, la realtà sul terreno resta drammatica, con il conflitto che continua a mietere vittime e a generare distruzione in una regione già duramente colpita. La strada per la pace appare lunga e tortuosa, ma la crescente pressione dall’interno di Israele e dalla comunità internazionale potrebbe essere il primo passo verso un cambiamento significativo.