Caso Mastropietro: la Cassazione conferma la violenza sessuale, rigettato il ricorso di Oseghale
ROMA – La sentenza definitiva della Cassazione ha stabilito che “ci fu anche violenza sessuale” nel caso di Pamela Mastropietro, la giovane romana tragicamente uccisa nel gennaio 2018. Con il rigetto del ricorso straordinario presentato dai legali di Innocent Oseghale, già condannato all’ergastolo, si chiude un capitolo doloroso per la famiglia della vittima e per l’intera comunità.
La Corte di Cassazione ha confermato le condanne già emesse nei precedenti gradi di giudizio, ribadendo la responsabilità di Oseghale non solo per l’omicidio, ma anche per la violenza sessuale perpetrata nei confronti della diciottenne. "Questa sentenza rappresenta un passo significativo verso la giustizia per mia figlia Pamela e per tutte le vittime di atrocità," ha dichiarato Alessandra Verni, la madre di Pamela, esprimendo la sua soddisfazione e il sollievo per la decisione dei giudici.
Oseghale, trentacinquenne nigeriano, era stato già condannato all’ergastolo in via definitiva. La questione della violenza sessuale era al centro del ricorso presentato dai suoi legali, Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, che hanno cercato di mettere in discussione questo aspetto della condanna. La Procura generale e la famiglia di Pamela hanno espresso una ferma opposizione alla richiesta, sottolineando l’importanza di riconoscere tutte le responsabilità dell’imputato.
"Si chiude finalmente questa assurda vicenda giudiziaria," ha commentato Marco Valerio Verni, avvocato della famiglia Mastropietro. Si è trattato di un lungo e complesso percorso giudiziario, caratterizzato da tre gradi di merito e tre pronunciamenti della Cassazione, che ha marcato un ‘unicum’ nella storia della giustizia italiana.
La signora Verni ha aggiunto che questo verdetto offre una nuova forza alla lotta per la memoria di sua figlia, e ha ringraziato coloro che l’hanno sostenuta in questo difficile cammino. "È fondamentale che la verità venga riconosciuta e che chi ha compiuto atti così gravi ne risponda," ha concluso la madre, che continua a cercare giustizia e verità anche sotto forma di eventuali complici.
Sebbene la sentenza ponga fine alla saga giudiziaria, rimangono aperti interrogativi e dubbi sulla vicenda. L’avvocato Verni ha dichiarato che "la ricerca della verità non si esaurisce con la condanna di Oseghale," e la madre di Pamela ha espresso il desiderio di incontrare l’imputato per confrontarsi direttamente con lui.
La vicenda di Pamela Mastropietro, segnata da un dolore incommensurabile, continua a sollevare interrogativi sia sul piano umano che giudiziario, lasciando un segno profondo nella memoria collettiva. La lotta per giustizia e verità, in questo caso, persiste come un eco di coraggio e determinazione.