Consultazione annullata | Che fine farà l’autonomia delle regioni?

La Consulta boccia il referendum sull’Autonomia: il quesito è inammissibile

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo sulla legge n. 86 del 2024, relativa all’autonomia differenziata delle Regioni. Con una decisione presa in camera di consiglio, i giudici hanno rilevato che “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”, compromettendo così la possibilità di una scelta informata da parte degli elettori.

Il provvedimento, che solleva interrogativi significativi sul futuro dell’autonomia regionale, è stato notificato oggi, 20 gennaio 2025, e la sentenza definitiva sarà depositata nei prossimi giorni. La Consulta ha specificato che il referendum, così come formulato, si tradurrebbe in una scelta sull’autonomia differenziata e sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Questo tipo di decisione, chiarisce la Corte, non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma richiederebbe piuttosto una revisione costituzionale.

Reazioni politiche: Zaia e Martella a confronto

Dopo l’annuncio della Corte, il presidente del Veneto, Luca Zaia ha commentato con viva determinazione: “Ora avanti tutta”, sottolineando che la questione della legittimità del quesito era sempre stata nel mirino. Anche Alberto Stefani, segretario della Liga veneta, ha accolto la notizia con un sorriso, insinuando che i festeggiamenti dell’opposizione erano prematuri.

In contrapposizione, il senatore Andrea Martella del Partito Democratico ha definito la bocciatura “un ulteriore segnale della confusione” col quale il governo ha gestito l’autonomia differenziata. Martella ha evidenziato che la legge Calderoli era già stata in gran parte svuotata dalla Corte, e ha dichiarato che ora, con la bocciatura del referendum, “la legge Calderoli, per come era stata pensata, non esiste più, è morta”.

Riflessioni future sull’autonomia

Le dichiarazioni di Martella indicano una forte critica al modo in cui l’attuale maggioranza ha affrontato il tema dell’autonomia, suggerendo che la riforma ha prodotto più divisioni che opportunità. “Noi continuiamo a credere in un’autonomia che valorizzi le specificità dei territori”, ha affermato Martella, richiedendo un approccio più serio e rispettoso della Costituzione.

Mentre le dichiarazioni politiche si susseguono, la decisione della Consulta mette a nudo le tensioni esistenti in materia di autonomia regionale in Italia, evidenziando i limiti dell’attuale legislazione e la necessità di un nuovo confronto che possa garantire diritti uguali per tutti i cittadini. La questione dell’autonomia differenziata rimane, dunque, aperta e pronta a nuove interpretazioni e dibattiti, mentre gli italiani si aspettano una guida che promuova sviluppo e unità nel Paese.