Raid israeliano in Cisgiordania: almeno sei morti e 35 feriti a Jenin
Un raid militare condotto oggi dall’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, ha causato la morte di almeno sei persone e ferito altre 35, secondo quanto riportato dal ministero della Sanità dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp). L’operazione ha avuto luogo in una zona notoriamente colpita da tensioni e violenze, sottolineando ulteriormente la fragile situazione nella regione.
Kamal Abu al-Rub, governatore locale, ha descritto il raid come un’operazione senza precedenti in cui sono stati impiegati elicotteri da guerra Apache e un massiccio dispiegamento di veicoli militari. "I veicoli militari erano dappertutto", ha affermato, evidenziando l’intensità dell’offensiva. L’azione militare è stata riferita anche da Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, che ha giustificato l’operazione come parte di una strategia più ampia di sicurezza.
Netanyahu ha dichiarato sui social media che questo raid rappresenta "un altro passo per garantire sicurezza" in Cisgiordania, mirando a contrastare quello che ha definito "l’asse iraniano". Questa affermazione si riferisce all’influenza che l’Iran eserciterebbe sull’area e sulla sua connessione con le forze attive in territori come Gaza, Libano, Siria e Yemen. Il premier ha evidenziato la determinazione di Israele ad agire "in modo sistematico e decisivo contro l’asse iraniano ovunque si estenda" utilizzando nomi biblici per designare la Cisgiordania, come Giudea e Samaria.
Questo intervento si inserisce in una serie di operazioni militari che Tel Aviv ha avviato nella regione negli ultimi mesi, in un contesto di crescente tensione e conflitto. La Cisgiordania, occupata militarmente da Israele dal 1967, rimane un focolaio di violenza, con raid che continuano a mietere vittime tra la popolazione palestinese.
Mentre le autorità israeliane giustificano le loro azioni come necessarie per il rafforzamento della sicurezza, opinioni divergenti emergono a livello internazionale, con appelli per una risoluzione pacifica del conflitto e per la protezione dei civili. La comunità internazionale continua a monitorare attentamente le evoluzioni in Cisgiordania, ma le tensioni sono destinate a rimanere alte nella regione.