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Violenza e Resistenza in Mare: La Testimonianza di Mediterranea a Napoli
NAPOLI – In un incontro con la stampa tenutosi al porto di Napoli, Sheila Melosu, capomissione di Mediterranea Saving Humans, ha denunciato le gravi violenze subite dai migranti in Libia, raccontando fatti inquietanti accaduti lo scorso aprile durante uno scontro tra la nave Mare Jonio e la guardia costiera libica. “Loro sono arrivati a tutta velocità, mettendo molto in agitazione le persone che hanno iniziato a buttarsi in acqua”, ha dichiarato Melosu, descrivendo il panico che ha caratterizzato l’intervento.
La testimonianza di Melosu si fa ancora più allarmante. “A bordo della motovedetta noi vedevamo che c’erano già altre persone che sarebbero state respinte e riportate in Libia da lì a poco, che venivano malmenate, picchiate”, ha aggiunto, rivelando il dramma umano che si consuma davanti agli occhi di chi tenta di salvare vite. La situazione è diventata critica quando, secondo le parole della capomissione, “ci hanno intimato più volte di lasciare la zona”, ma il comandante della Mare Jonio si è rifiutato, dando inizio a un conflitto surreale.
“A un certo punto è stato anche aperto il fuoco a venti metri da uno dei nostri rib, i gommoni da salvataggio”, ha proseguito Melosu, descrivendo gli spari contro i migranti già in acqua. Un episodio particolarmente inquietante è quello in cui il comandante della guardia costiera libica, inizialmente disarmato, ha fatto ritorno a bordo con un’arma, puntandola contro il personale di soccorso. “È stato veramente uno scontro importante”, ha sottolineato Melosu, evidenziando l’intensità e la brutalità del confronto.
Quello che maggiormente ha colpito la capomissione è stata la reazione del proprio governo. Dopo aver raccontato gli eventi in Parlamento, “siamo stati noi accusati di aver messo in pericolo la vita delle persone che invece volevamo soccorrere”. Una dichiarazione che Melosu considera un grave attacco alla verità e alla dignità umana: “Credo che questo, a prescindere dalla politica, sia veramente un atto infinitamente grave”.
La testimonianza di Sheila Melosu getta luce su una questione complessa e spesso trascurata, sollevando interrogativi vitali sulla responsabilità nella gestione dei migranti e sulla violenza sistematica che molte di queste persone sono costrette a subire. Tale situazione richiede una riflessione urgente e un’azione decisa da parte della comunità internazionale per tutelare i diritti umani in mare e a terra.