
Cristiani perseguitati in Cina: nel 2024 oltre 600 arresti nella provincia di Jilin
ROMA – La situazione per i cristiani in Cina continua a deteriorarsi, con la Chiesa cristiana di Dio Onnipotente che denuncia arresti di massa e violenze inaudite contro i propri fedeli. Secondo un comunicato ufficiale rilasciato dalla Chiesa, nel 2024 sono stati arrestati oltre 600 credenti solo nella provincia di Jilin, con effetti devastanti sulle comunità cristiane locali.
I numeri della repressione sono allarmanti: la Chiesa afferma che il totale degli arresti si avvicina a quota 20.000, con almeno 24 morti documentate a causa delle torture subite. Sempre nel 2024, molti altri cristiani hanno subito gravi ferite o sono stati condannati a lunghe pene detentive. L’11 ottobre 2024, un’operazione massiccia ha portato al fermo di oltre 600 persone, di cui la maggior parte nella capitale provinciale, Changchun. Secondo un funzionari della polizia, l’operazione ha coinvolto 600 agenti con l’obiettivo di arrestare 180 individui specifici.
Le testimonianze raccolte dalla Chiesa mettono in luce le atrocità subite dai credenti. Tra le storie più strazianti c’è quella di Wang Yuxia, una donna di 61 anni che è stata arrestata e interrogata in modo segreto in un hotel. La Chiesa ha riportato che nei giorni successivi al suo arresto, la polizia ha dichiarato che era morta “improvvisamente” a causa di un infarto. I familiari, tuttavia, raccontano di un corpo visibilmente malconcio, con lividi e segni di tortura.
Le condizioni di vita dei cristiani in Cina stanno costringendo molti a cercare la salvezza all’estero. Perfino le testimonianze di coloro che riescono a fuggire descrivono un clima di paura e repressione. Coloro che rimangono nel Paese, si trovano spesso a dover affrontare interrogatori brutali e torture sistematiche.
Il rapporto della Chiesa cristiana di Dio Onnipotente non solo evidenzia la violenza del regime cinese, ma solleva interrogativi sull’impatto dell’ideologia del Partito Comunista Cinese (PCC) sulla libertà religiosa. Le operazioni di arresto, come evidenziato dall’ammassamento di forze dell’ordine, sono parte di una strategia per schiacciare ogni forma di dissenso, e i cristiani ne sono le prime vittime.
Questo scenario di persecuzione travolgende richiede un’attenzione internazionale e riflette la necessità urgente di difendere i diritti umani nel Paese. Come denuncia la Chiesa, “I nostri fedeli sono costretti a vivere nell’ombra, mentre le loro voci vengono soffocate”. La comunità internazionale è chiamata ad agire e a sostenere i perseguitati, affinché la libertà di culto possa finalmente essere garantita in tutti gli angoli della Cina.