
Tajani: “No a truppe Ue o Nato in Ucraina, Italia ci sta solo se è missione Onu”
Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha recentemente espresso la posizione dell’Italia riguardo alla questione delle truppe in Ucraina. In un colloquio con i giornalisti in Transatlantico, Tajani ha affermato chiaramente che non vi è intenzione di inviare truppe europee o della NATO nel paese. La sua opinione si fonda sulla necessità di una risoluzione pacifica del conflitto attualmente in corso.
“Se si deve fare una zona cuscinetto, bisogna mandare delle truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite”, ha dichiarato Tajani. Questa scelta, secondo il ministro, garantirebbe una legittimità internazionale che un intervento diretto della NATO o dell’Unione Europea non avrebbe. Inoltre, ha accennato alla possibilità di una partecipazione italiana in operazioni simili, come già avviene in Palestina, ma sempre “con la corresponsabilità di tutti”.
Un altro tema centrale affrontato da Tajani è l’eventualità di un futuro ingresso dell’Ucraina nella NATO. “In questo momento non c’è l’ipotesi che possa entrare nella NATO, perché intanto deve finire la guerra”, ha chiarito il vicepremier. La posizione americana su questo tema è stata portata alla luce, ma Tajani ha sottolineato che ogni discussione su questa possibilità deve attendere che il conflitto giunga a una conclusione.
“Bisogna sempre essere realisti”, ha aggiunto, evidenziando l’importanza di non alimentare aspettative irrealistiche mentre il conflitto è ancora in corso. La riflessione di Tajani pone l’accento su una visione prudente della crisi ucraina, mettendo il focus sulla necessità di prioritizzare le soluzioni diplomatiche e multilaterali.
In sintesi, il governo italiano, rappresentato da Tajani, aderisce a una politica di cautela riguardo all’invio di truppe in Ucraina, preferendo che ogni azione di questo tipo sia condotta sotto l’egida delle Nazioni Unite e non di alleanze militari come la NATO o l’UE. La questione rimane complessa, e il futuro del paese dipenderà dalle dinamiche post-belliche, che richiederanno un’attenta considerazione e un approccio collettivo.