
In tutta Italia scatta lo sciopero dei magistrati contro la riforma della giustizia del governo Meloni
ROMA – L’eco di migliaia di toghe in protesta risuona in tutta Italia: oggi, i magistrati hanno indetto un grande sciopero nazionale, indossando il simbolo della giustizia e della democrazia. La mobilitazione è scaturita in risposta alla riforma della giustizia voluta dal Governo Meloni, che, secondo i giudici, minaccia l’indipendenza della magistratura e altera l’equilibrio dei poteri.
La giornata è cominciata con un flash mob sulla scalinata della Corte di Cassazione, dove centinaia di magistrati si sono riuniti per esprimere il loro dissenso. La giudice Silvia Albano, rappresentante di Magistratura Democratica, ha spiegato il significato della manifestazione: “L’obiettivo è far capire le conseguenze di questa riforma ai cittadini”, enfatizzando come il governo stia cercando di ridimensionare l’indipendenza della magistratura.
Dopo il flash mob, la manifestazione si è spostata al Cinema Adriano di Roma, dove si è tenuta un’assemblea pubblica con la partecipazione di numerose figure di spicco della società civile, tra cui scrittori, avvocati e docenti universitari. Il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, e altri membri del Direttivo hanno aperto l’incontro, sostenendo con forza la necessità di difendere la Costituzione.
A Genova, il noto attore Antonio Albanese ha interpretato Piero Calamandrei, per sottolineare l’importanza della cultura e della giustizia. In questo contesto, Albanese ha dichiarato: “Calamandrei è sempre avanti, lavora per il futuro”, sottolineando il suo impegno nei confronti delle nuove generazioni.
A Napoli, i magistrati hanno tenuto un’assemblea aperta al pubblico, con attori di spicco come il procuratore Nicola Gratteri che hanno condiviso le loro preoccupazioni riguardo la riforma. Gratteri ha messo in discussione la proporzionalità della riforma, affermando che non c’è urgenza di intervenire sulla Costituzione per risolvere problemi marginali legati alla carriera giudiziaria.
In Lombardia e in tutta Italia, i magistrati hanno indossato toghe e coccarde tricolori, mentre discutevano la necessità di garantire l’autonomia del potere giudiziario. A Bologna, la consigliera di Corte d’Appello, Eleonora Pirillo, ha avvertito che la riforma non porterà a nessun miglioramento per il servizio di giustizia ai cittadini e ha messo in guardia sui rischi di un accentramento di potere che potrebbe compromettere la democraticità del sistema.
“I problemi della giustizia sono altri, non possiamo permettere che il pubblico ministero diventi parte dell’esecutivo,” ha affermato Pirillo. Questo tema risuona fortemente tra i manifestanti, che temono che la riforma porti a un controllo del potere politico sulla magistratura, mettendo in pericolo la separazione dei poteri, un principio cardine della democrazia.
In conclusione, la giornata di oggi si configura come una forte dichiarazione di intenti da parte dei magistrati italiani, uniti nella difesa della Costituzione e nell’opposizione a una riforma che considerano non solo inadeguata, ma anche pericolosa per l’assetto democratico del paese. La mobilitazione ha già riscontrato ampi consensi tra la società civile, dimostrando che la battaglia per la giustizia e l’autonomia della magistratura è una questione di interesse collettivo.