
Salvini: “Il futuro di mio figlio non nelle mani di Macron”
Il vicepremier Matteo Salvini ha nuovamente alzato il tono contro la proposta di riarmo europeo, sottolineando la sua contrarietà a investire 800 miliardi di euro per una difesa comune. Durante una conferenza stampa alla Camera, Salvini ha affermato: “Il futuro di mio figlio nelle mani di Macron e delle sue testate nucleari onestamente non ce lo metto”. Le sue dichiarazioni mettono in luce la crescente preoccupazione di alcuni leader politici italiani riguardo al crescente militarismo in Europa.
Salvini ha descritto l’Europa come la “culla di civiltà” e si è detto favorevole a un’Unione che persegua la pace piuttosto che l’escalation militare. “Nel momento in cui sia Trump che Zelensky dicano di sedersi, parlare di pace… noi dovremmo accompagnare questo processo”, ha dichiarato, rimarcando l’importanza della diplomazia in un periodo di tensioni globali.
Il vicepremier ha poi lanciato accuse dirette verso le potenze europee, sostenendo che se esistesse un esercito comune, “Francia e Germania ci avrebbero già portato in guerra”. Contrapponendo l’esigenza di sicurezza a quella di spesa per la difesa, ha evidenziato un apparente paradosso: “Non si poteva investire un euro in più per sanità e scuola, mentre ora si possono spendere 800 miliardi per la difesa comune?” Questo interrogativo riflette un sentire diffuso tra i cittadini che chiedono un maggiore investimento in servizi essenziali.
In un post sul suo profilo X, Salvini ha ribadito la sua contrarietà al progetto di riarmo, esprimendo il timore di concedere “le chiavi di casa mia a qualcuno che ha nella guerra il proprio istinto di sopravvivenza”. Le sue parole colgono l’attenzione su un tema sensibile per la collettività, in un contesto internazionale sempre più complesso e polarizzato.
In conclusione, il dibattito sul riarmo europeo e le sue implicazioni continua a sollevare polemiche sia a livello politico che tra la cittadinanza. Le posizioni di Salvini riflettono un’opinione critica verso un’Europa che potrebbe assumere un ruolo militare più forte, a scapito di investimenti in altre aree fondamentali come la sanità e l’istruzione. La strada da percorrere sembra tracciata: sarà necessario un equilibrio tra difesa e sviluppo civile, in un continente che si autodefinisce culla di civiltà.