Squalo in zona “sicura” | La verità scomoda sulla tragedia di Gianluca Di Gioia!

"Gianluca non è stato imprudente": La moglie chiede giustizia dopo l’attacco di uno squalo

ROMA – La tragica morte di Gianluca Di Gioia, 48enne ucciso da uno squalo mentre praticava snorkeling a Marsa Alam, in Egitto, sta sollevando interrogativi e polemiche. La moglie di Gianluca, Laurence, ha deciso di rompere il silenzio e raccontare la sua versione dei fatti in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, rivendicando il rispetto della memoria del marito.

“Gianluca era la persona più prudente che abbia mai conosciuto”, afferma Laurence, esprimendo il dolore della famiglia dopo mesi di speculazioni. Secondo la moglie, non solo Gianluca non ha violato alcuna regola, ma si trovava in una “zona sicura” delimitata da boe, le quali, peraltro, non garantiscono alcuna protezione contro un eventuale attacco.

Laurence racconta di aver assistito impotente all’aggressione: “Stavamo facendo snorkeling quando ho visto lo squalo a meno di due metri. Ho cominciato a urlare e a chiedere aiuto, ma non arrivava nessuno.” Il bagnino, a suo dire, non avrebbe fatto nulla di concreto, limitandosi a fischiare, mentre la situazione precipitava. "Fischiava, ma nessuno si decideva a mandare un mezzo di soccorso.”

La lentezza dei soccorsi viene descritta come “esasperate”, con l’attesa culminata in dieci minuti persi prima che Gianluca venisse finalmente portato in un ambulatorio. Laurence si rivolge anche direttamente a Giuseppe Fappani, l’unico che ha tentato di soccorrere suo marito, esprimendo gratitudine per il suo coraggio: “Non smetteremo mai di ringraziarlo per il suo gesto.”

La famiglia Di Gioia ora chiede che venga “ristabilita la verità” e che sia risarcita l’immagine di Gianluca. “Con il senno di poi, l’unica imprudenza è stata quella di scegliere un luogo di vacanza non attrezzato”, conclude Laurence, invitando a una riflessione più profonda sulle responsabilità di chi gestisce tali destinazioni turistiche.

Il dramma di Gianluca Di Gioia solleva dunque interrogativi non solo sulla sicurezza nei luoghi di svago, ma anche sulla necessità di un’informazione più chiara e tempestiva riguardo ai rischi legati all’attività subacquee, specialmente in territori non adeguatamente attrezzati. La famiglia attende ora che le autorità prendano atto della situazione e si adoperino affinché episodi del genere non si ripetano.