Il figlio di Fantozzi svela segreti inaspettati | L’infanzia viziata e l’ombra della tossicodipendenza raccontata con orgoglio

Il legame indissolubile tra Pierfrancesco Villaggio e il suo famoso padre

ROMA – "Mi hanno sempre chiamato tutti il figlio di Fantozzi", esordisce Pierfrancesco Villaggio, secondogenito del leggendario attore e comico Paolo Villaggio. In un’intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera, Pierfrancesco condivide ricordi e aneddoti della sua vita con un padre che, pur essendo un’icona, è stato anche una presenza ingombrante e affettuosa.

Un rapporto unico attraverso il calcio e la comicitĂ 

Il legame tra padre e figlio si manifestava in molti modi, tra cui la passione per il calcio. "Ho dei ricordi bellissimi di quando andavamo insieme allo stadio a vedere la Lazio, che tifavo io: lui è sempre stato della Samp", racconta Pierfrancesco. Ricorda anche i viaggi che facevano in Europa per seguire le squadre, frequentando addirittura Silvio Berlusconi: "All’andata viaggiavamo con lui sull’aereo privato, al ritorno però non c’era mai." La figura di Paolo, per Pierfrancesco, era quella di un padre orgoglioso, rispettato anche da nomi illustri nel calcio, sebbene non fosse incline a farsi coinvolgere in battute.

Ritratto di un uomo complesso

Paolo Villaggio, pur essendo divertente quando voleva, "non era sempre così", spiega Pierfrancesco. L’attore non era una persona che cercava la compagnia di altri colleghi, eccetto per alcuni come Gigi Reder, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman. Tra le persone che frequentavano la famiglia Villaggio c’era anche il cantautore Fabrizio De André, spesso ospite a Roma. "Quando al mattino uscivo per andare a scuola, lo trovavo che dormiva vestito sul divano del salotto", ricorda Pierfrancesco, evidenziando un lato intimo del celebre artista.

Un figlio viziato ma anche in cerca di redenzione

Pierfrancesco ammette di essere stato un figlio “viziato”: "Alle medie mi bocciarono e lui, che stava girando un film in Brasile, mi comprò un biglietto in prima classe per raggiungerlo." Un altro aneddoto è legato alla sua infanzia, in cui chiedeva a Paolo di completare il suo album di figurine: "Lui due volte mi portò in edicola e comprò tutte le figurine che c’erano." Crescendo, le richieste diventavano sempre più grandi, ma Pierfrancesco esprime un sincero orgoglio per le scelte del padre, inclusa la decisione di schierarsi con il controverso Muccioli, fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti San Patrignano.

Una lotta personale e la ricerca della felicitĂ 

Oggi, Pierfrancesco riflette sulla sua esperienza di tossicodipendenza, ammettendo che ha trascorso tre anni nella comunità di San Patrignano. "Se devo fare un bilancio, alla fine è stata un’esperienza positiva perché io ne sono uscito." Grazie a questa avventura, è riuscito a trovare una via d’uscita, anche se ha vissuto momenti di incredibile difficoltà. La relazione con il padre ha subìto un cambiamento profondo. "Quando ho smesso di drogarmi, ho visto felice Paolo Villaggio." Un messaggio di speranza, di riconciliazione e di amore familiare che trascende la fama e la comicità.

Pierfrancesco Villaggio, con le sue parole, ci offre uno sguardo sincero e toccante su una vita vissuta all’ombra di un padre iconico, dimostrando che, oltre la notorietĂ , ci sono legami di affetto che rimangono inestirpabili.