Funerali strazianti per Sara Campanella | La verità che nessuno vuole ammettere sulla violenza contro le donne

Misilmeri in lutto per Sara Campanella, vittima di violenza di genere

PALERMO – Una giornata di profondo dolore e ricordo ha caratterizzato i funerali di Sara Campanella, la studentessa di 22 anni brutalmente uccisa a Messina da un collega universitario, Stefano Argentino. L’ultimo saluto a Sara si è celebrato nella chiesa San Giovanni Battista di Misilmeri, un momento di intensa commozione che ha coinvolto non solo amici e familiari, ma un’intera comunità che si è unita nel richiamo a un intervento contro la violenza di genere.

Il feretro bianco di Sara, simbolo della sua giovinezza spezzata, è stato portato a spalla dagli amici, un gesto di amore e solidarietà che ha accompagnato l’uscita dalla vicina chiesa delle Anime Sante. Durante la cerimonia, molti amici hanno indossato t-shirt con la frase “Mi amo troppo per stare con chiunque”, una citazione dal profilo Facebook di Sara, che riassumeva il suo spirito di autodifesa e autonomia.

Un’omelia che scuote le coscienze

L’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, ha consegnato un’omelia che ha toccato le corde del cuore di tutti i presenti. “Nel corpo ‘trafitto’ di Sara ci sembra che sia racchiuso il dolore di un mondo nel quale ancora domina la violenza, in particolare sulle donne”, ha dichiarato Lorefice, sottolineando la brutalità che caratterizza l’attuale vivente, sempre più segnato da conflitti.

Il messaggio dell’arcivescovo si è fatto portavoce di una realtà scomoda: “Ogni forma di violenza, per qualsiasi motivo si scateni, è sempre un fallimento che riguarda tutti. Dice il raffreddamento dell’amore nei cuori di molti.” Un richiamo alla responsabilità collettiva di contrastare la cultura della violenza e promuovere relazioni basate sul rispetto e sull’amore.

Un futuro da costruire

Il tragico evento ha riacceso il dibattito sulla sicurezza delle donne e sull’importanza di farsi portavoce di una società più giusta e equa. Sara Campanella non sarà dimenticata; la sua storia diventa un monito e una spinta a rifondare i valori della dignità umana e del rispetto reciproco.

Oggi Misilmeri piange la sua giovane vita spezzata, ma allo stesso tempo si riunisce per chiedere un futuro in cui simili tragedie non abbiano più luogo. La sua morte è l’ennesima testimonianza della necessità di combattere lo stalking e la violenza di genere, invitando tutte le istituzioni e la società civile a unirsi in questa battaglia fondamentale.