
L’esercito israeliano brucia vivi i giornalisti palestinesi: l’urlo di allerta da Gaza
ROMA – Ieri la Striscia di Gaza ha registrato almeno 37 vittime palestinesi, in un contesto di intensi attacchi da parte dell’esercito israeliano. Le fonti locali confermano che gli scontri non danno segno di rallentamento, con le forze israeliane giustificando le operazioni militari come necessarie per esercitare pressioni su Hamas e per creare una "zona cuscinetto di sicurezza" tra Gaza e Israele.
Nel frattempo, media internazionali riportano che nove prigionieri palestinesi sono stati rilasciati e trasferiti all’ospedale di Al-Aqsa di Deir El-Balah dalla Croce Rossa. Questo rilascio segna il primo passo dall’interruzione del cessate il fuoco, avvenuta lo scorso 1 marzo, che ha visto la liberazione di ostaggi israeliani a fronte di decine di prigionieri palestinesi.
Il governo israeliano, sotto pressione per la liberazione di altri dieci ostaggi ancora trattenuti da Hamas, ha dichiarato che sta attivamente lavorando per riportarli in patria. Tuttavia, il ritiro da parte di Israele dai colloqui di pace ha portato a un’intensificazione degli attacchi, compresa la chiusura dei confini agli aiuti umanitari, creando una situazione disperata per la popolazione palestinese.
La Palestinian Non-Governmental Organizations Network (Pngo), che rappresenta oltre 140 organizzazioni umanitarie palestinesi, ha lanciato un appello urgente intitolato “Stop alla carestia e al genocidio nella Striscia di Gaza”, chiedendo la fine del blocco totale sui beni umanitari, che dura dal 2 marzo. Philippe Lazzarini, direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), ha esortato Israele a rispettare il diritto umanitario internazionale, sostenendo che 400mila persone sono state sfollate a causa delle ostilità recenti.
Le infrastrutture civili non sono state risparmiate dai bombardamenti: secondo Middle East Eye, un missile ha colpito un centro di distribuzione di farina dell’Unrwa, mentre un altro attacco ha devastato l’ospedale battista Al-Ahli, costringendo il personale a evacuare i pazienti in condizioni critiche. Un’emergenza sanitaria gravissima che ha portato alla morte di un bambino di dodici anni durante il trasferimento.
All’interno di questo quadro drammatico, il reporter palestinese Al-Hassan Selmi ha lanciato un appello accorato ai giornalisti internazionali: “Non smettete di parlare di Gaza”. Dopo un raid che ha colpito una tenda dei media, causando la morte di due cronisti, Selmi ha affermato che "l’esercito israeliano uccide e brucia vivi i giornalisti palestinesi", avvertendo che se i reporter non continuano a raccontare ciò che accade, potrebbero diventare i prossimi bersagli.
Selmi ha sottolineato il pericolo costante che grava sulla vita dei giornalisti a Gaza: “Se ci lasciate soli, ci uccideranno tutti”. Ad oggi, più di 200 operatori hanno perso la vita dall’ottobre 2023, secondo le autorità locali. La situazione rimane critica, con la comunità internazionale che osserva in silenzio un conflitto che sembra non avere fine.