
I cinesi si prendono Bialetti: il fondo Nuo conquista il 78% del capitale
ROMA – Da simbolo del made in Italy a oggetto di una cessione internazionale: la storica azienda Bialetti, famosa per le sue caffettiere e moka, sta per abbreviare i suoi confini geografici. Con la firma di un contratto di compravendita di azioni, il fondo lussemburghese Nuo Capital ha avviato ufficialmente il processo di acquisizione. A capo dell’operazione c’è Stephen Cheng, magnate di Hong Kong della famiglia Pao Cheng, noto per le sue mire imprenditoriali a livello globale.
L’acquisto avviene in due fasi distinte. La prima tranche prevede l’acquisizione del 59% della proprietà, detenuta da Bialetti Investimenti e Bialetti Holding, per un importo di 47,3 milioni di euro. La seconda, invece, riguarda una partecipazione del 19,5% in mano a Sculptor Ristretto Investment per un totale di 5,7 milioni di euro. L’operazione, che ammonta a 53 milioni di euro, si concluderà entro giugno 2025 e comporterà un’Offerta Pubblica di Acquisto (Opa) finalizzata al delisting dalla Borsa di Milano.
Questi sviluppi giungono in un momento delicato per Bialetti, che ha chiuso il bilancio 2024 con una perdita di 1,11 milioni di euro. L’acquisizione si colloca, infatti, all’interno di un accordo più ampio per la ristrutturazione del debito dell’azienda, che punta al rifinanziamento dell’indebitamento esistente, colpito da difficoltà finanziarie.
Se da un lato l’operazione segna l’ingresso del capitale cinese nel cuore di un’icona italiana, dall’altro segna anche un passo strategico per Nuo Capital. Alla guida di quest’ultima troviamo Tommaso Paoli, un imprenditore italiano che ha già investito oltre 400 milioni di euro in rinomati brand del made in Italy, come Venchi e Slowear. “Il nostro obiettivo è investire nell’italianità per renderla protagonista sui mercati globali, senza snaturarla,” dichiara Paoli.
Con questa mossa, Bialetti non solo cerca di risollevarsi dalla crisi, ma si prepara anche ad affrontare una nuova era sotto la guida di investitori stranieri, chinando la testa al fascino dell’internazionalizzazione. La sfida sarà quella di mantenere intatto il suo patrimonio di cultura e qualità, mentre si apre a nuovi orizzonti di mercato.