SpaceX lancia un’idea rivoluzionaria per la difesa americana | Ma sarà davvero sicuro affidarsi a una rete privata?

SpaceX in prima linea per lo scudo missilistico di Trump: un servizio innovativo in abbonamento

ROMA – SpaceX, insieme a Palantir e Anduril, è tra i candidati principali per gestire uno dei progetti più ambiziosi e controversi dell’amministrazione Trump: lo "scudo missilistico" noto come Golden Dome. Questo programma, avviato tramite ordine esecutivo il 27 gennaio, mira a creare un sistema avanzato di difesa in grado di identificare, tracciare e neutralizzare potenziali attacchi missilistici contro gli Stati Uniti.

Secondo fonti vicine alla questione, SpaceX si trova in fase di trattative avanzate con il Pentagono per sviluppare il "custody layer", una rete di satelliti progettata per monitorare e tracciare minacce incombenti. In partnership con Palantir – leader nel settore dell’analisi dei dati per la sicurezza – e Anduril, specializzata in tecnologie militari autonome, il consorzio ha già presentato il proprio piano a funzionari di alto livello della Casa Bianca e del Dipartimento della Difesa.

L’ambizioso progetto prevede il lancio di centinaia di satelliti, con un numero compreso tra 400 e 1.000 per attività di sorveglianza, oltre a 200 satelliti attrezzati per la risposta offensiva. È interessante notare che SpaceX, almeno secondo alcune fonti, non gestirà direttamente questa componente offensiva. L’azienda di Elon Musk ha proposto un modello innovativo: un "servizio in abbonamento" in cui il governo degli Stati Uniti pagherebbe per accedere alla rete satellitare senza possederla direttamente.

Questa proposta ha suscitato sia entusiasmo che preoccupazione all’interno del Pentagono. Alcuni funzionari esprimono timori riguardo al potenziale controllo limitato da parte dello Stato sul sistema, temendo una dipendenza economica da un fornitore privato. Il generale Michael Guetlein, della US Space Force, sta attualmente valutando quale modello di governance adottare, considerando anche l’opzione di mantenere la proprietà pubblica e delegare la gestione a contractor esterni.

Le stime sui costi di questo ambizioso progetto sono impressionanti: l’implementazione dell’iniziativa potrebbe ammontare a centinaia di miliardi di dollari. Le prime capacità operative sono previste tra il 2026 e il 2030, e nonostante il consorzio capitanato da SpaceX, il Pentagono ha già ricevuto manifestazioni di interesse da oltre 180 aziende, incluse figure storiche come Boeing, Lockheed Martin e Northrop Grumman, nonché da startup innovative nel settore tech-militare.

Steve Feinberg, vicepresidente del Pentagono e ex investitore di private equity, sarà uno dei principali decisori coinvolti nel progetto. Gli osservatori stanno riprendendo un tema rilevante: la forte connessione politica che lega le aziende coinvolte all’amministrazione Trump, in particolare il rapporto di Elon Musk, che ha assunto il ruolo di consigliere speciale e che è tra i maggiori finanziatori della campagna elettorale presidente.

Con implicazioni significative per il futuro della difesa statunitense, la proposta di SpaceX rappresenta una tappa cruciale in un’era di crescente tensione geopolitica e competitività tecnologica.