
Attacco con droni alla nave di Freedom Flotilla: Israele sotto accusa
Roma – Nella notte tra il 1 e il 2 maggio 2025, la nave Conscience, appartenente all’organizzazione non governativa Freedom Flotilla Coalition, è stata colpita da droni armati mentre trasportava aiuti umanitari a favore della Striscia di Gaza. L’ONG ha identificato le forze israeliane come responsabili dell’attacco.
L’incidente è avvenuto alle 00:23 ora maltese, quando il natante si trovava a 14 miglia nautiche dalle coste di Malta, in acque internazionali. Il governo maltese ha confermato quanto accaduto, mentre le autorità israeliane non hanno rilasciato commenti ufficiali. L’incendio scaturito dall’attacco è stato domato entro le ore 2, senza riportare feriti tra l’equipaggio e i volontari a bordo.
Sulla nave vi erano 23 attivisti internazionali provenienti da 21 Paesi, uniti nella missione di sfidare l’assedio imposto da Israele e fornire aiuti essenziali a una popolazione in grave difficoltà. L’ONG segnala che il raid ha causato un grave danno alla parte anteriore della nave, provocando un incendio e una profonda breccia nello scafo. In una nota, Freedom Flotilla ha richiesto che gli ambasciatori israeliani vengano convocati per rispondere delle violazioni del diritto internazionale, inclusa la continua aggressione contro la loro nave.
Il Times of Malta ha riportato che le autorità locali hanno inviato una motovedetta per supportare le operazioni di soccorso. Tuttavia, le persone a bordo della Conscience hanno rifiutato di evacuare sul rimorchiatore della Guardia costiera.
Questa è solo l’ultima di una lunga serie di aggressioni contro le missioni umanitarie dirette a Gaza. La Freedom Flotilla è attiva da anni nella denuncia dell’assedio israeliano, iniziato nel 2006, e ricorda l’attacco del 2010 alla nave Mavi Marmara, in cui persero la vita 10 attivisti.
Dalla nota diffusa da Amnesty International, si apprende che la situazione a Gaza è critica: “Dal 2 marzo, non entra più nulla in parte a causa del blocco israeliano, fungendo da vera e propria arma di guerra.” Per l’ONG, questa situazione costituisce una punizione collettiva e un chiaro segnale delle intenzioni genocida da parte di Israele nei confronti dei palestinesi.
A tal proposito, Amnesty ha raccolto testimonianze drammatiche dalla popolazione di Gaza. “Non ci chiediamo se il cibo sia nutriente o meno. Mettere qualcosa nello stomaco dei nostri figli è un lusso”, afferma un padre. La mancanza di beni essenziali come cibo, acqua e carburante ha raggiunto livelli insostenibili, portando a un’escalation di tensione anche all’interno delle comunità.
Con il recente cessate il fuoco terminato a marzo e un aumento delle vittime civili in seguito agli attacchi aerei, il governo israeliano ha confermato che non ci saranno aiuti umanitari a Gaza. Questa posizione ha sollevato l’interesse della comunità internazionale, portando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a richiedere alla Corte Internazionale di Giustizia un parere sulla condotta di Israele.
La situazione rimane estremamente tesa, e la richiesta di accesso per organizzazioni umanitarie come la Croce Rossa aumenta ogni giorno. L’attenzione è ora rivolta a come reagiranno le autorità internazionali di fronte a queste crescenti violazioni dei diritti umani in un contesto già instabile.