
La speranza dell’Africa: la voce di un possibile Papa congolese
ROMA – La situazione in Congo è critica. Molti giovani denunciano che non possono più recarsi a scuola o all’università per la paura di rappresaglie e violenze. "I loro coetanei vengono rapiti e costretti a prendere le armi, e le loro madri subiscono violenze", afferma Padre Jean-Marie Rubakare, salesiano e docente presso l’Istituto tecnico professionale di Kalemie. In un’intervista con l’agenzia Dire, Rubakare esprime la sua speranza che il prossimo Papa possa "erediti la spiritualità di Francesco".
Francesco, secondo Rubakare, ha rappresentato un faro di speranza per l’Africa, un pontefice che non è solo rispettato dai cattolici, ma anche da tutta la Chiesa universale. "Papa Francesco ha lasciato un segno profondo in Africa," osserva il sacerdote, sottolineando il suo impegno instancabile a favore delle popolazioni vulnerabili.
Kalemie, città natale di Rubakare, si trova nel sud-est della Repubblica Democratica del Congo, lontana dalle recenti violenze che hanno colpito Bukavu e Goma. Qui, pur esistendo un apparente stato di calma, l’eco della sofferenza arrivi fortemente attraverso notizie di saccheggi, stupri e omicidi. "Mi chiedo cosa abbia fatto di male questa gente per meritare tanto dolore," si domanda Rubakare, evidenziando le ingiustizie che dominano la regione.
La RDC è una nazione ricca di risorse naturali, dall’acqua all’oro, eppure è afflitta da anni di conflitti per il dominio su queste preziose materie prime. "Francesco, nei suoi viaggi apostolici in Africa, si è presentato come mediatore," racconta Rubakare, richiamando la memoria di gesti significativi come l’apertura della porta santa a Bangui nel 2015. Questo atto ha rappresentato un invito alla pace in un contesto di conflitto.
Negli anni, anche gesti umili come quello di baciargli i piedi a leader in guerra, per invocare la pace, hanno dimostrato la profondità dell’impegno di Francesco per la riconciliazione e la giustizia. "La sua frase più importante per me è: ‘Il pastore deve avere l’odore delle sue pecore’," ribadisce Rubakare, riflettendo sull’importanza dell’ascolto della gente.
Padre Rubakare ricorda con affetto il viaggio di Francesco nel 2023 e ciò che significava per il popolo congolese. "Sono certo che nel suo cuore desiderava tornare per consolare il nostro popolo," afferma, mentre richiama l’attenzione sulle ingiustizie e sulle violenze perpetrate da gruppi armati che rubano il futuro dei giovani.
Recenti eventi, come il sequestro di una cinquantina di ragazzi nel villaggio di Buhama, mostrano l’urgenza di un intervento. "Questi crimini impediscono ai giovani di studiare," denuncia Rubakare, esprimendo la speranza che il recente accordo per un cessate il fuoco possa portare a un dialogo sincero e proficuo.
Con uno sguardo al futuro, il sacerdote non può fare a meno di pensare al prossimo conclave. "Mi auguro che Dio scelga una figura che incarni la spiritualità della semplicità e dell’ascolto di Francesco," conclude. "Non conosco molto i cardinali papabili, ma mi piacerebbe vedere un Papa congolese."
La voce di Padre Rubakare rappresenta un’eco di speranza e determinazione, valorizzando l’urgenza di un cambiamento e di un forte impegno da parte della comunità internazionale nei confronti dell’Africa.