“Un grido dall’inferno: la denuncia di Fatima e dei suoi figli in Libia | Il silenzio dei poteri è inaccettabile”

Emergente dal Silenzio: Il Grido di Fatima dal Lager Libico

ROMA – “Diffondete la nostra voce: stiamo vivendo l’inferno”. Questo è il desolante appello di Fatima Ibrahim, una madre migrante etiope, sorretta dalla disperazione mentre tiene in braccio il suo bambino. Nel recente video diffuso dall’organizzazione Mediterranea, Fatima denuncia le atrocità subite in un lager in Libia, dove è detenuta insieme ai suoi figli minorenni dopo essere stata arrestata in mare dalla guardia costiera libica.

La clip è stata realizzata all’interno del “lager libico di Zawiya” e sottolinea “crimini contro donne e bambini che tentano di fuggire dalla Libia, dove sono sottoposti a sofferenze indicibili”. Fatima, insieme alla sorella Rakuya e ad altre 130 persone, è stata catturata in acque internazionali nel tentativo di emigrare verso l’Europa.

L’Inquietante Evento del 2 Maggio

Il 2 maggio 2025 ha segnato una data tragica. Secondo Mediterranea, le milizie, autodefinite ‘guardia costiera’, hanno preso d’assalto un’imbarcazione di legno, aprendo il fuoco sui migranti e provocando morti e feriti. “Quello che è successo ha superato la crudeltà umana”, afferma Fatima, descrivendo una situazione già insostenibile che ha visto la morte di una ragazza a causa delle ustioni e il sopravvento di terrore tra i passeggeri.

Dopo aver subito un’ardua cattura, i sopravvissuti sono stati trasferiti nella prigione di Almasri, dove i miliziani li hanno spogliati e derubati. Le conseguenze di questa violenza non si sono fatte attendere: “Il giorno seguente, è morto un bambino e il giorno dopo un’altra donna”, riporta l’organizzazione.

La Realtà del Lager di Zawiya

Attualmente, il lager di Zawiya ospita oltre 100 donne e numerosi bambini, con i prigionieri soggetti alle richieste dei miliziani, che chiedono 6mila dinari per il loro rilascio. Questa struttura è gestita da Osama Elmasri, un militare ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità,

“tra cui torture, abusi sessuali e uccisioni di persone migranti”.

L’Italia è stata accusata di fornire protezione a Elmasri, avendo garantito un volo di ritorno dall’Italia alla Libia lo scorso febbraio, in apparente violazione del mandato d’arresto internazionale. Nonostante le accuse, il governo Meloni ha negato ogni responsabilità.

L’Appello alla Giustizia e al Voto Parlamentare

Mediterranea, nel suo comunicato, ha lanciato un appello affinché la voce di Fatima e dei suoi compagni d’angoisse giunga a chi è chiamato a votare sul rifinanziamento alle milizie libiche. “Che si imprimano bene nella coscienza ciò che stanno compiendo contro esseri umani innocenti”, affermano i rappresentanti dell’organizzazione.

È prevista una prossima votazione in Parlamento sul memorandum Italia-Libia, elemento cruciale che determina il futuro di molti migranti. Questo materiale video è stato trasmesso anche agli uffici della Corte Penale Internazionale, nella speranza che qualcuno nel governo italiano e nell’Unione Europea debba rispondere davanti alla giustizia per “questi crimini contro l’umanità”.

Il grido di Fatima non è solo una richiesta di aiuto, ma un forte richiamo alla responsabilità di chi detiene il potere di cambiare la situazione drammatica che milioni di esseri umani affrontano ogni giorno nel Mare Nostrum.