
BOLOGNA – Un’iniziativa audace, ma frenata dalla burocrazia. L’artista bolognese Alessandro Bergonzoni ha proposto un modo per sensibilizzare la popolazione riguardo la crisi umanitaria a Gaza: far risuonare quotidianamente la sirena antiaerea in piazza e creare cumuli di macerie davanti a scuole e ospedali. Tuttavia, tali idee si sono scontrate con il rifiuto del prefetto, che ha espresso preoccupazioni riguardo il possibile “allarme” che la sirena potrebbe generare.
In una conferenza stampa tenutasi ieri, Bergonzoni ha spiegato che il prefetto gli ha consigliato di cercare modi più “pacifici” per far passare il messaggio. “Il prefetto mi ha detto che non si può far sentire ogni giorno la sirena antiaerea, perché sarebbe procurato allarme,” ha dichiarato l’artista. Di conseguenza, ha dovuto rivedere la sua proposta originale e ha pensato ad una versione alternativa: mettere a disposizione un file audio della sirena antiaerea, da richiedere via e-mail.
L’iniziativa, denominata “Attenzione! Esercitazioni di immedesimazione,” consentirà a chiunque sia interessato di far suonare la sirena a proprio piacimento. Bergonzoni ha chiarito: “Non voglio che nasca da un evento, non voglio personalizzare. Mi basta che ci sia dibattito tra chi lo vuole fare e chi non lo vuole fare.” L’obiettivo è sensibilizzare la popolazione sulla difficile situazione del popolo palestinese, sfidando gli italiani a “percepire con le nostre stesse terminazioni nervose quelle sterminazioni,” sottolineando l’importanza di un coinvolgimento attivo.
La posizione dell’amministrazione comunale
Il Comune di Bologna ha espresso il proprio supporto per l’iniziativa. “Cercheremo di favorire questa iniziativa,” ha assicurato Daniele Ara, assessore alla Scuola. Ara ha aggiunto: “Quello che sta accadendo a Gaza è un crimine di guerra e va fermato.” Ha invitato la comunità a riflettere sulla situazione in Gaza, sottolineando che “dobbiamo essere dalla parte giusta della storia.”
Riflessioni finali
Bergonzoni ha richiamato l’attenzione sul fatto che il suo messaggio non ha nulla a che fare con antisemitismo o antisionismo, ma si concentra su un “bisogno di umanità .” Ammette che l’idea di far suonare la sirena possa sembrare provocatoria, ma riconosce che questa provocazione ha una “vocazione” profonda, quella di unire e sensibilizzare. “Non siamo più solo spettatori,” ha concluso, lasciando aperta la possibilità di un dialogo necessario su un tema così delicato e urgente.