
Video | A Gaza, la folla affamata prende d’assalto il centro aiuti: spari dei soldati israeliani
Roma – La situazione nella Striscia di Gaza si fa sempre più drammatica. I recenti eventi nel centro di distribuzione aiuti di Tal a-Sultan, nella zona meridionale di Rafah, hanno rivelato la disperazione di una popolazione in preda alla fame. Ieri, la folla, composta soprattutto da donne e bambini, ha preso d’assalto il centro, in seguito a lunghe attese sotto il sole estivo per ricevere pacchi alimentari. L’operazione di distribuzione è stata contrassegnata da episodi di violenza, con i soldati israeliani che hanno risposto agli assembramenti con colpi di armi da fuoco.
Un meccanismo di aiuti contestato
Il nuovo sistema di distribuzione degli aiuti, voluto da Israele, è stato criticato da diverse organizzazioni umanitarie. “Va visto in ottica dinamica, come fosse il fermo immagine di un film”, ha dichiarato Paolo Pezzati di Oxfam Italia, esprimendo forte preoccupazione per i punti di distribuzione che, a causa della loro concentrazione, potrebbero intrappolare i civili in una zona ristretta e cLabaye. Da marzo, il blocco dell’entrata di beni a Gaza ha aggravato le già precarie condizioni di vita degli abitanti.
Il caos della fame e della disperazione
Momenti di caos, descritti come devastanti dai testimoni sul posto, sono stati alimentati dalla crescente insoddisfazione della popolazione. I media riportano delle lunghe file create in attesa dei pacchi alimentari, e i militari hanno sparato colpi in aria per disperdere la folla. “Ecco cosa fame e disperazione possono fare”, ha affermato un corrispondente di Al Jazeera. L’emergenza alimentare è accentuata dalle condizioni climatiche estreme, che rendono le attese insostenibili.
La Gaza Humanitarian Foundation
Al nuovo meccanismo israeliano partecipano due attori principali: l’esercito e la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), un consorzio di contractor specializzati voluto da Stati Uniti e Israele, critico per la sua mancanza di trasparenza. Il direttore della Ghf, Jake Wood, si è dimesso il giorno prima dell’avvio delle operazioni, lamentando l’impossibilitĂ di rispettare i principi fondamentali dell’umanitarismo, come imparzialitĂ e indipendenza.
Critiche alla distribuzione alimentare
Pezzati ha anche messo in evidenza che il nuovo sistema prevede la distribuzione di cibo presso soli quattro punti, mentre ce ne erano 400 in precedenza. “Rimpiazzare i 400 con soli 4 significa innescare una catastrofe”, ha avvertito. Nelle ultime ore, è stata confermata la consegna di circa 8.000 pacchi alimentari, che equivale a meno di un quarto delle reali necessità alimentari per i 2,2 milioni di abitanti di Gaza.
Saccheggi e bande organizzate
Alcuni tir che tentavano di raggiungere il nord della Striscia sono stati saccheggiati. Notizie di saccheggi da parte di bande disperate, non necessariamente collegate a Hamas, si stanno facendo strada nei media. Un esempio è rappresentato da Yasser Abu Shabab, un ex detenuto violento che guida uno dei gruppi coinvolti.
Rischi di identificazione biometrica
I timori si ampliano riguardo all’uso di tecnologia biometrica per l’identificazione delle persone che ricevono aiuti. Pezzati esprime preoccupazione che i centri di distribuzione possano diventare zone di intrappolamento, sospettando che il meccanismo delle Nazioni Unite venga progressivamente sostituito da quello israeliano.
L’appello all’Italia
Oxfam rinnova il proprio appello ai governi internazionali, chiedendo di denunciare il meccanismo israele e ripristinare gli aiuti umanitari sotto il rispetto del diritto internazionale. “All’Italia chiediamo di non essere complice e di intraprendere azioni piĂą decise per fermare l’offensiva militare”, hanno concluso i rappresentanti di Oxfam.
La situazione in Gaza continua a deteriorarsi, e il futuro della popolazione resta appeso a un filo.