Ritrovato un corpo in Siria? | La sorella di Dall’Oglio sbatte la porta alla fake news!

La sorella di Paolo Dall’Oglio smentisce le voci sul ritrovamento del corpo: "È una fake news"

Roma – Un clima di intensa discussione è riemerso attorno alla figura di padre Paolo Dall’Oglio, sacerdote gesuita rapito a Raqqa nel luglio del 2013. Le recenti notizie sul presunto ritrovamento del suo corpo, però, sono state categoricamente smentite dalla sorella Francesca. "Si tratta di una fake news. Non ci risulta che sia il corpo di Paolo," ha dichiarato all’agenzia Dire.

La vicenda ha avuto inizio domenica scorsa, quando alcune fonti di stampa araba hanno riportato la scoperta di una fossa comune nel cimitero di Furusiyya, a Raqqa, territorio attualmente sotto il controllo delle forze curde. Fonti locali hanno annunciato che una squadra di esperti da Qamishlo si è recata sul posto per identificare i resti. Tuttavia, il vescovo di Qamishlo ha prontamente negato tali notizie.

A rendere ancor più complessa la situazione, il fatto che una delle salme rinvenute indossasse abiti religiosi. Francesca Dall’Oglio ha prontamente chiarito che, al momento del suo rapimento, suo fratello indossava "abiti civili". Sottolinea, inoltre, che i dati raccolti nel corso degli anni suggeriscono che dietro al suo sequestro ci sia una strategia del regime di Damasco.

Dopo quasi dodici anni di incertezze e voci contrastanti, Francesca Dall’Oglio ha espresso una riflessione particolare: "Razionalmente riconosciamo che esiste la possibilità che Paolo sia morto subito dopo la cattura. Tuttavia, le informazioni recenti indicano che potrebbe essere stato prigioniero a Damasco." Negli anni, le congetture sui suoi destini si sono moltiplicate, oscillando tra l’idea che fosse stato ucciso dalle milizie che sarebbero poi confluite nell’Isis e la possibilità che fosse vivo e detenuto in altre località.

"Ne sono circolate altre, che lo davano vivo a Baghouz, oppure prigioniero a Damasco," continua Francesca, riferendosi a un database dell’opposizione che includeva nomi di prigionieri all’interno del regime di Bashar Al-Assad.

Infine, riguardo ai rapporti con le autorità italiane, la sorella ha sottolineato: "Dalla Farnesina non abbiamo ancora ricevuto riscontri". Nonostante ciò, ha confermato di aver già contattato l’ambasciata italiana a Damasco, esprimendo fiducia nel loro operato e definendo Paolo come "un caso internazionale."

La questione del rapimento di padre Dall’Oglio rimane, pertanto, un dramma che si intreccia a una complessità geopolitica e umana di notevole portata, in attesa di una risoluzione che possa finalmente portare a verità e giustizia.