Calderoli propone di abolire le firme digitali | Una mossa che potrebbe cambiare la democrazia?

Calderoli propone l’abolizione della raccolta firme digitali per i referendum

Il dibattito sulla democrazia italiana si intensifica. Roberto Calderoli, attuale Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, ha espresso ferme critiche riguardo alla pratica della raccolta firme digitali per i referendum, proponendo la loro abolizione. In un post su Facebook, il Ministro ha sottolineato che “se devi presentarti per votare, allora devi presentarti anche per le firme”, suggerendo che la modalità digitale rappresenti un rischio per la partecipazione democratica.

Nel dettaglio, Calderoli ha commentato l’attuale stato dei referendum in Italia, evidenziando che i “77 referendum in 79 anni sono un’esagerazione” e che questi dovrebbero rimanere uno strumento straordinario e non ordinario. La scarsa affluenza ai recenti referendum, ha dichiarato, “non è la malattia, ma un sintomo” di una crisi più profonda, indicando come la digitalizzazione possa comportare problematiche significative.

L’assenza di leggi di iniziativa popolare efficaci è un altro punto discusso dal Ministro. Ha osservato che, per proporre leggi di questo tipo, è necessaria la raccolta di almeno 50 mila firme in sei mesi. Con le attuali piattaforme digitali, tali firme possono essere raccolte in un lasso di tempo molto ridotto, ma, secondo Calderoli, questo non garantisce un reale supporto popolare: “Nessuna legge di iniziativa popolare, che io sappia, è mai diventata legge dello Stato”.

In relazione alla raccolta delle 500 mila firme necessarie per la validità di un referendum, Calderoli ha sottolineato come la modalità digitale permetta di richiedere un numero illimitato di firme, “ma non sarà sufficiente”. La sua esperienza come medico chirurgo lo ha portato a fare un parallelo con la creazione di algoritmi, mettendo in guardia sui rischi di un uso eccessivo della tecnologia: “Anche con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale, posso provare a portare 10 milioni di firme”.

Il Ministro ha infine concluso il suo intervento esprimendo la necessità di una riflessione profonda sul futuro della democrazia digitale: “Finché non si riuscirà ad arrivare al voto digitale, con la certezza che tutti i requisiti costituzionali siano rispettati, per me non si possono raccogliere le firme in questo modo”. Questa proposta solleva interrogativi importanti sul ruolo delle tecnologie moderne nel processo democratico, rendendo evidente che la questione merita attenzione e dibattito pubblico.