
ROMA – Un nuova fase di tensione tra Iran e Israele ha portato a una corsa ai missili che preoccupa le cancellerie internazionali. L’analisi pubblicata dal New York Times pone una domanda cruciale: chi esaurirà i missili prima, l’Iran o Israele?
Mentre il conflitto si intensifica, la vera sfida si gioca su un terreno aeronautico molto concreto. Chi terminerà prima le scorte di munizioni? Da un lato, l’Iran, con il suo arsenale di missili balistici a lungo raggio; dall’altro, Israele, che deve affrontare la crescente pressione sulla propria rete di difesa aerea.
Israele si trova in una posizione complessa: spara intercettori più rapidamente di quanto riesca a produrli. Le batterie antimissile, pur essendo tecnologicamente all’avanguardia, sono costose e richiedono componenti elaborati da assemblare. Questo ha spinto l’esercito a razionalizzare l’utilizzo dei missili, concentrandosi su aree densamente popolate e infrastrutture strategiche.
Secondo il generale Ran Kochav, ex comandante della difesa aerea, “non sono chicchi di riso”. Fino ad oggi, dei circa 400 missili lanciati dall’Iran, circa 40 hanno superato lo scudo israeliano, causando danni e vittime. La linea tra una strategia “sostenibile” e “insostenibile” diventa ogni giorno più sottile.
Israele ha a disposizione almeno sette diversi sistemi di difesa, tra cui l’Arrow, che abbatte i missili a lungo raggio, e l’Iron Dome, specializzato per i razzi a corto raggio. In aggiunta, navi statunitensi nel Mediterraneo contribuiscono con i loro intercettori. Recentemente, è stato avviato un nuovo sistema laser e perfino i jet da combattimento israeliani vengono impiegati per affrontare i droni iraniani.
Dall’altro lato, l’Iran non può continuare a lanciare missili all’infinito. Inizialmente, l’arsenale di Teheran contava circa 2.000 missili balistici; almeno un terzo è già stato perso o distrutto. Negli ultimi giorni, le acque del conflitto hanno visto l’Iran adottare lanci più mirati per preservare le scorte.
Nel mezzo di questa tensione c’è anche il ruolo degli Stati Uniti. Donald Trump sta valutando un intervento diretto contro il sito nucleare iraniano di Fordo, una mossa che potrebbe accelerare la soluzione del conflitto.
L’ex ufficiale del Mossad, Zohar Palti, avverte: “Israele ha due o tre giorni per dichiarare vittoria e uscire dalla guerra con la testa alta.” Mentre Asaf Cohen sottolinea che "il problema non sono solo i missili, ma quanti ne possono lanciare contemporaneamente". “Se perdono i lanciatori, non potranno più sostenere la difesa.”
In un contesto così incerto, il futuro della regione rimane appeso a un filo, mentre le scorte di missili si esauriscono in una corsa contro il tempo.