Iran pronto a negoziare | La guerra può davvero fermarsi?

Titolo: Teheran all’Europa: “L’Iran è pronto a negoziare, ma la guerra finisca”

Roma“Siamo stati attaccati mentre andavano avanti in modo promettente i negoziati sul nucleare.” Queste le parole del ministro degli Affari esteri iraniano, Abbas Araghchi, durante un incontro con il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra. Questo vertice ha anticipato le discussioni con i rappresentanti di Francia, Germania e Regno Unito, nonché l’Alta rappresentante dell’Unione europea, Kaja Kallas. Questo incontro segna il primo dialogo con i leader europei dall’attacco israeliano all’Iran, avvenuto tra il 12 e il 13 giugno, che ha innescato una dura reazione di Teheran.

Israele ha motivato l’attacco con l’accusa che l’Iran stesse sviluppando un’arma atomica, affermando di non temere di usarla contro lo Stato ebraico. La tensione tra le due nazioni è palpabile e le prospettive per un dialogo costruttivo sembrano sempre più fragili.

Negli ultimi mesi, si erano intensificati i colloqui tra Iran e Stati Uniti, con l’obiettivo di ripristinare l’accordo nucleare del 2015, da cui Donald Trump si ritirò unilateralmente nel 2018. Tuttavia, dopo l’attacco israeliano, l’Iran ha sospeso la propria partecipazione ai negoziati.

Araghchi ha ribadito: “Il programma nucleare dell’Iran è pacifico ed è sempre stato sotto la supervisione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).” Queste affermazioni arrivano mentre l’AIEA ha confermato che l’Iran non possiede né è in procinto di sviluppare armi nucleari. Il ministro ha continuato evidenziando che “gli attacchi armati contro impianti nucleari protetti costituiscono un grave crimine e una violazione del diritto internazionale”, riferendosi all’azione israeliana.

Araghchi ha inoltre sottolineato che l’Iran è aperto alla diplomazia, ma solo dopo la cessazione delle aggressioni e il riconoscimento delle responsabilità per i crimini commessi. “Le capacità di difesa dell’Iran non sono negoziabili,” ha affermato, delineando una chiara posizione di fermezza.

D’altra parte, il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha dichiarato che “Teheran dimostra di voler proseguire le discussioni,” esprimendo preoccupazione per l’escalation del conflitto regionale. Il suo omologo francese, Jean-Noël Barrot, ha garantito che “la Francia è sempre dalla parte del diritto internazionale,” mentre il ministro tedesco Johann Wadephul ha auspicato negoziati con garanzie concrete da parte di Teheran.

Mentre la diplomazia si muoveva anche al Palazzo di Vetro di New York, con l’ambasciatrice statunitense Dorothy Shea che ha indicato che “non è troppo tardi perché l’Iran faccia la cosa giusta,” il clima rimane teso. Le dichiarazioni da Israele non lasciano presagire un allentamento delle ostilità. Il premier Benjamin Netanyahu ha affermato che “i negoziati non funzioneranno” e che il suo paese è pronto a intensificare le operazioni per fermare il programma nucleare iraniano.

In un contesto di crescente incertezza, la situazione tra Iran e Israele rimane critica. Le possibilità di una risoluzione diplomatica sembrano dipendere dalle azioni future di entrambe le parti e dal contesto internazionale più ampio. Il mondo osserva con apprensione.