Cittadinanza negata ai nati in Italia | Perché il futuro delle nuove generazioni è a rischio?

Cittadinanza e Seconde Generazioni: Rilanciare il Dibattito in Sicilia

Il recente referendum sulla cittadinanza ha rivelato un forte dissenso, con il 34,7% dei voti contrari che ha portato a un’astensione dal quorum. Tuttavia, questo esito non deve segnare la fine di una riflessione cruciale per il nostro futuro. Caritas e Migrantes di Sicilia si fanno portavoce dell’urgenza di riavviare un dialogo pubblico sulle seconde generazioni, sottolineando l’importanza di un impegno educativo e culturale a favore dell’inclusione.

La cittadinanza va oltre il dato giuridico, rappresentando una condizione di riconoscimento, appartenenza e partecipazione. Questa tematica riguarda decine di migliaia di giovani in Sicilia, nati e cresciuti in Italia, che si trovano a vivere una realtà paradossale: pur condividendo lingua e cultura con i loro coetanei italiani, spesso restano “stranieri” nei documenti. Nel 2022/2023, su 28.738 alunni con retroterra migratorio in Sicilia, ben 15.047 sono nati in Italia.

Questi giovani vivono la profonda dissonanza di essere italiani de facto, ma non de iure, generando frustrazione e un senso di esclusione che minano la coesione della comunità nazionale. È evidente che la presenza storica di componenti straniere in Sicilia ha già arricchito il panorama culturale locale, contribuendo alla società che conosciamo oggi.

La scuola come laboratorio di inclusione deve assumere un ruolo fondamentale in questo processo. Gli ambienti educativi possono dimostrare che la diversità è una risorsa, piuttosto che un ostacolo. In un contesto segnato dalla denatalità, con il 14% di bambini stranieri alla nascita, è cruciale semplificare i tempi per l’ottenimento della cittadinanza, almeno per coloro che sono nati e cresciuti in Italia.

La proposta di “ius scholae” emerge come una possibile soluzione, riconoscendo la cittadinanza a chi ha intrapreso un percorso scolastico stabile in Italia. Questa iniziativa rispecchia le reali esperienze delle nuove generazioni e affida alla scuola un compito civico oltre che educativo.

Caritas e Migrantes operano costantemente a contatto con giovani e famiglie che vivono in una condizione di incertezza. È con questa esperienza che intendono offrire strumenti ai decisori locali e all’opinione pubblica per rendere il nostro ordinamento più giusto e inclusivo.

In segno di impegno, la Chiesa di Sicilia annuncia la volontà di riprendere il dibattito sulla cittadinanza nei prossimi mesi, coinvolgendo rappresentanti delle istituzioni, del mondo culturale e soprattutto le nuove generazioni. È tempo che le seconde generazioni facciano sentire la loro voce e chiedano il riconoscimento della loro identità, un movimento che non può più essere ignorato.

Un futuro di inclusione e partecipazione condivisa è possibile; sta a noi raccogliere la sfida, sostenere questa spinta dal basso e percorrere insieme il cammino verso un’Italia più coesa e aperta. La responsabilità appartiene a tutti noi, anche quando i tempi sembrano avversi.