Usa colpiscono l’Iran e nessuno protesta | È davvero finita l’escalation globale?

L’attacco degli Stati Uniti all’Iran: Un’analisi di opportunità e rischi

ROMA – L’ultimo attacco degli Stati Uniti contro i siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz ed Esfahan ha nuovamente sollevato interrogativi su una potenziale escalation globale. Secondo il giornalista Emilio Mola, noto per le sue analisi incisive sulla politica internazionale, la situazione attuale è complessa e le opzioni sul tavolo sono molteplici, ma l’ipotesi di una reazione militare di ampia portata rimane, per ora, improbabile.

“Il ‘pacifista’ Trump ha portato gli Stati Uniti nell’ennesima loro guerra”, ha commentato Mola, riferendosi al presidente statunitense, «Doveva far cessare le altre, ne ha invece aggiunta una nuova, mentre le altre proseguono senza sosta». Mola ha evidenziato come Trump, dopo aver affermato che si sarebbe preso due settimane per riflettere sull’azione da intraprendere, potrebbe aver utilizzato la titubanza come strategia per abbassare la guardia del regime iraniano prima di attaccare.

In merito alla reazione internazionale, Mola ha specificato: “L’escalation globale è la cosa più improbabile.” Secondo il giornalista, né Russia né Cina sentono il bisogno di supportare l’Iran in una guerra contro gli Stati Uniti, poiché entrambi i paesi non sono particolarmente dispiaciuti dall’eliminazione del programma nucleare iraniano. “Nessuna potenza nucleare è contenta quando al club dei paesi atomici si aggiunge un nuovo membro,” ha ribadito, sottolineando che la maggior parte dei paesi sunniti del Medio Oriente potrebbe vedere di buon occhio l’evento.

Quali saranno dunque le prossime mosse dell’Iran? Mola rimane scettico su un’azione militare significativa da parte di Teheran. “Potrebbero lanciare altri missili contro Israele o basi militari americane, ma non credo che abbiano molte opzioni a disposizione.” Infatti, un attacco contro le basi statunitensi potrebbe scatenare una reazione militare severa e devastante, mettendo in serio pericolo il regime.

Un’ulteriore possibilità affermata dal giornalista è il blocco dello stretto di Hormuz, attraverso cui transita circa il 20% del petrolio mondiale. “Tuttavia, anche questa opzione è complicata,” ha avvertito Mola, “poiché danneggerebbe principalmente la Cina, un alleato dell’Iran, isolando ulteriormente Teheran.”

In conclusione, le attuali circostanze suggeriscono che l’Iran potrebbe non avere molte strade percorribili e che eventuali rappresaglie verrebbero attuate solo come gesto disperato. Mola teme che senza azioni ponderate, il regime iraniano possa trovarsi in un’inevitabile spirale di declino.

L’analisi di Emilio Mola, accompagnata da un contestualizzazione attenta della situazione geopolitica attuale, ci invita a riflettere su come le dinamiche di potere influenzino le scelte strategiche e il futuro di intere nazioni.