Trump lancia dichiarazioni shock in 12 giorni | La verità dietro il caos della politica internazionale

12 Giorni di Ordinaria Follia: Le Dichiarazioni Improbabili di Donald Trump

ROMA – Negli ultimi dodici giorni, il presidente americano Donald Trump ha riservato al mondo una serie di dichiarazioni sorprendentemente iperboliche e contraddittorie. L’argomento centrale delle sue esternazioni? L’attacco alla base nucleare iraniana di Fordow, che ha scatenato una tempesta diplomatica e mediatica.

“L’uomo più potente al mondo” poteva certamente svelare la sua arma più potente, rispondendo con un’uscita che ha evocato due eventi storici oscuri: “I raid su Fordow come Hiroshima e Nagasaki.” Un’affermazione che impone un confronto tra la realtà attuale e il dramma avvenuto nel 1945, in cui furono perse oltre 200.000 vite umane.

Tuttavia, la narrazione di Trump si distacca rapidamente dai fatti. Dopo l’attacco del 13 giugno, ha iniziato a smentire il motivo dell’azione militare, affermando che l’Iran non stava cercando di sviluppare un ordigno nucleare e non aveva “tempo” per farlo. Questa affermazione contraddice le sue precedenti dichiarazioni, in cui aveva parlato di un “programma attivo di sviluppo”.

In un altro twist comunicativo, il presidente ha parlato di “cambiamento di regime” in Iran, prima su Truth il 22 giugno, sostenendo che “se l’attuale regime non riesce a MAKE IRAN GREAT AGAIN, perché non ci sarebbe un regime change?” Solo due giorni dopo, però, a bordo dell’Air Force One, affermava di non desiderare un cambio di regime, indicando che ciò “porterebbe solo caos.”

Non poteva mancare il capitolo Nobel. Trump ha più volte evocato il Premio per la Pace come un traguardo scontato, nonostante i bombardamenti in corso. In una conferenza stampa alla Casa Bianca, ha affermato: “Se tutto questo porta alla fine del programma nucleare iraniano senza morti americani, cosa c’è di più meritevole di un Premio Nobel?” La sua convinzione nel meritare il riconoscimento è tanto forte quanto le sue dichiarazioni sono contraddittorie.

“Fordow completamente distrutta” è un’altra delle frasi iconiche pronunciate dal presidente, nonostante la Defense Intelligence Agency (DIA) avesse classificato l’attacco come un evento che potrebbe ritardare il programma nucleare iraniano di pochi mesi, lasciando intatte le strutture sotterranee.

In un’ulteriore esagerazione, Trump ha affermato che Fordow si trova “30 piani sotto terra”, mentre la realtà scientifica indica una profondità di circa 80-90 metri. La dissonanza tra realtà e narrazione è palpabile. “Possiamo avere una relazione con l’Iran, sono persone intelligenti,” ha suggerito, proponendo un’apertura diplomatica in perfetto stile reality show dopo aver parlato della possibile distruzione di un programma nucleare.

Di fronte a queste affermazioni contraddittorie, una verità emerge: Trump parla senza timore di essere smentito. La sua comunicazione si basa su un imperativo consolidato: le parole sono più potenti delle azioni. In un mondo dove la verità sembri un optional, la narrazione personale di Trump risulta centrale per il suo potere. La sua promessa di una “nuova Golden Age” per l’economia americana continua a guidare le sue scelte, mentre il suo slogan “Make America Great Again” rimane un faro per il suo elettorato.

Infine, in un’era di post-verità, ciò che conta è l’apparenza, non la verità. Che Fordow sia stata distrutta o meno, che l’Iran stia cercando o meno la bomba atomica, il sentire collettivo sembra ridursi a ciò che sembra vero, almeno fino a domani.