Caldo insopportabile in carcere | La politica ignora la sofferenza dei detenuti?

Caldo Record: La Lettera di Alemanno dal Carcere Svela la Cruda Realtà dei Detenuti

ROMA – “Arriva il momento più difficile, il caldo che alimenta il sovraffollamento, ma la politica dorme con l’aria condizionata.” Queste parole sorprendenti provengono da Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e attuale detenuto nel carcere di Rebibbia, dove si trova da oltre 180 giorni. La sua lettera, letta in Aula dal senatore del Partito Democratico Michele Fina durante un dibattito sulla riforma della separazione delle carriere, offre uno sguardo agghiacciante sulla realtà carceraria italiana.

L’Effetto ‘Forno’ nelle Celle

Alemanno descrive nel suo ‘diario di cella’ le terribili condizioni alle quali i detenuti sono sottoposti. “Se uno studente volesse sperimentare il concetto fisico di ‘gradiente termico’, dovrebbe venire qui a Rebibbia.” Infatti, l’ex sindaco mette in evidenza come, salendo i diversi piani del carcere, la temperatura aumenti in modo drammatico. “Al piano terra, il caldo estivo è ancora sopportabile, ma al secondo piano si può arrivare a 10 gradi in più,” racconta. Nella sua cella, sono presenti al massimo due ventilatori, ma “per lungaggini amministrative, ne abbiamo solo uno.”

Sovraffollamento e Proteste

Le parole di Alemanno mettono in luce un’altra questione critica: il sovraffollamento. “Questo caldo rovente si aggiunge alla vergogna del sovraffollamento,” afferma il politico. A giugno, sono già state registrate cinque proteste carcerarie in tutto il paese, segnalando un malcontento crescente tra i detenuti. Questi sono descritti come “accatastati una sull’altra,” con situazioni inaccettabili come detenuti malati di scabbia e una persona anziana in attesa di domiciliari per reati risalenti a 15 anni fa.

Un Problema che Grida Vendetta

Alemanno rivela statistiche inquietanti riguardo ai suicidi in carcere: “Nel 2024, 71 persone detenute si sono tolte la vita; nei primi sei mesi del 2025, siamo a 38.” Questo tragico bilancio segna un suicidio ogni cinque giorni, ma la società sembra ignorare questa realtà. “Chi muore in carcere, spesso muore due volte: nella cella e nell’indifferenza collettiva,” aggiunge con rammarico.

Politica Sorda alle Sofferenze

Alemanno critica ferocemente la politica, che sembra lontana da queste sofferenze. “La politica dorme con l’aria condizionata e non si accorge delle vere problematiche,” afferma. Denunciando un approccio punitivo da parte di chi governa, sottolinea inoltre che le condizioni di lavoro degli agenti di polizia penitenziaria sono anch’esse drammatiche. “Sono le seconde vittime di questa situazione di caldo e sovraffollamento," ammonisce.

Una Chiamata alla Responsabilità

L’ex sindaco conclude la sua lettera con una riflessione profonda. “Quando si fa politica, non ci si può voltare dall’altra parte,” dichiara. “Non si possono chiudere gli occhi perché non conviene vedere. Questo non è solo uno sbaglio, è una vergogna.” Una dichiarazione forte, che invita a una riflessione seria sulle condizioni delle carceri e sul dovere di garantire diritti umani fondamentali a tutti, anche a chi è in carcere.

Il dibattito continua, ma le parole di Gianni Alemanno, lette in Aula, pongono una domanda cruciale: fino a quando la società e i politici ignoreranno la realtà di chi vive in condizioni estreme?