Sono tre proposte che non pesano apparentemente sull’economia ma che in realtà sembrerebbero spostare il dispendio economico altrove. Confcommercio Sicilia ha elaborato tre proposte per consentire alle aziende, messe in ginocchio dalla pandemia e dalla crisi internazionale, di riprendere fiato e continuare a vivere.
Le proposte effettuate da Confcommercio Sicilia sono: una nuova moratoria delle scadenze, un congruo allungamento della durata dei mutui e una seria lotta alle varie forme di abusivismo commerciale e di concorrenza sleale. Seppur presentate come a “costo zero” è sottinteso, visionando le proposte, che in realtà vi è un dispendio di risorse economiche ma che non toccherebbero direttamente le aziende locali (e dunque per loro senza costi).
Dopo il lungo periodo di crisi dovuto al Covid, attualmente alle problematiche delle aziende in crisi si aggiungono l’incremento spropositato dei costi dell’energia elettrica, del gas e dei carburanti. Calano gli incassi aziendali ma aumentano i costi, oltre all’inizio delle restituzioni dei finanziamenti agevolati ottenuti negli ultimi due anni di pandemia.
Confcommercio Sicilia ha delineato una strategia, semplice ma efficace, fatta di richieste ben precise. Il presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia Catania, Pietro Agen, ha dichiarato: «Proposte a costo zero come la moratoria di un anno sui pagamenti di vecchie imposte, di contributi non pagati e di tutti i titoli in scadenza; una nuova apertura dei termini per pagare senza sovrattasse o raddoppi d’imposta e una rateizzazione più ampia per i finanziamenti concessi a sessanta mesi. Sarebbe auspicabile un ritorno al vecchio prestito di guerra che ha fatto rifiorire l’economia italiana grazie a prestiti trentennali».
Secondo questo sistema, in linea teorica, si consentirebbe alle aziende di pagare, alle banche di essere pagate, allo Stato (che in parte garantisce tali debiti) di non pagare le insolvenze e all’economia in generale di continuare a girare.
Il vicepresidente vicario di Confcommercio Catania ha aggiunto: «Una situazione arrivata ormai all’eccesso in un momento in cui, peraltro, i consumi si sono notevolmente abbassati. Sempre più spesso, infatti, le grandi catene, attraverso lo strumento delle card, applicano una scontistica che i piccoli negozianti non possono applicare».