Garlasco: Bruzzone smentisce la diagnosi di Stasi | Ma cosa nasconde il suo sfogo contro le accuse?

Garlasco, è giallo sulla diagnosi psichiatrica di Alberto Stasi: Bruzzone risponde alle accuse

Il caso Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, torna a far discutere. Roberta Bruzzone, nota criminologa e psicologa forense, si dice attaccata per presunti commenti infondati sulla personalità del condannato. In un comunicato diffuso oggi, Bruzzone si difende dalle accuse di aver formulato una diagnosi psichiatrica, sottolineando “non l’ho mai fatto e mai l’ho dichiarato”.

Allegazioni infondate

La vicenda ha preso piede dopo alcuni interventi di Bruzzone in trasmissioni televisive, dove ha discusso l’alibi di Stasi, il quale sosteneva di lavorare alla sua tesi durante il delitto. “Non è vero che Stasi ha lavorato alla tesi dalle 9:35 alle 12:20; in realtà i primi 42-43 minuti li ha passati a visionare materiale pornografico”, ha affermato Bruzzone, citando perizie che, secondo lei, avvallano le sue affermazioni.

Una battaglia legale in arrivo

Difendendo la sua posizione, Bruzzone ha annunciato intenti di azione legale nei confronti di chi l’ha accusata di comportamenti diffamatori. “Ho espresso analisi su basi documentali, giudiziarie e forensi; chi cerca di screditarmi dovrà assumersi la responsabilità delle proprie parole”, ha avvertito. La criminologa ha promesso di contestare ogni esposto presentato nei suoi confronti, mettendo sul tavolo sentenze e consulenze informatiche che confermerebbero la sua versione.

La posizione della difesa

Non si è fatta attendere la reazione della legale di Stasi, Giada Bocellari, che a giugno aveva già espresso il suo disappunto in trasmissioni pubbliche. “È inaccettabile rendere pubblici dati privati di un detenuto basandosi su diagnosi fatte da professionisti che non hanno mai conosciuto il paziente”, aveva dichiarato in un noto talk show. La Bocellari ha ribadito che le analisi psicologiche non possono essere valide senza una conoscenza diretta del soggetto analizzato.

Conclusioni e prospettive future

Questa diatriba legale e mediatica fornisce un ulteriore sviluppo a un caso che ha già suscitato ampio dibattito pubblico. Con accuse reciproche e posizioni contrapposte, il futuro di questo capitolo è incerto, ma Bruzzone ha già avvisato che, se spinta, non esiterà a cercare giustizia in aula. La questione non è solo di rilevanza personale, ma solleva interrogativi più ampi sulla responsabilità mediatica e sul ruolo della professione psicologica nel contesto della cronaca nera.