La presidente facente funzioni della Corte d’appello etnea Domenica Motta ha presentato la relazione per l’inaugurazione della Anno giudiziario nel Distretto. Gli aspetti negativi trionfano sui positivi: non si sono registrati mutamenti di rilievo nelle strutture criminali operanti nel distretto di Catania, le donne rivestono un ruolo sempre più significativo, anche di responsabilità e dirigenza di quest’ultimi e la situazione logistica dell’Ufficio rimane disastrosa con il personale dislocato in dodici sedi diverse, quasi tutte di proprietà privata dunque costose per lo Stato mentre si attende la cittadella giudiziaria.
È proprio l’inizio del discorso della presidente facente funzioni della Corte d’appello etnea a evidenziare le problematiche salienti: “La pianta organica della Procura distrettuale di Catania è sottodimensionata rispetto all’elevatissimo numero di procedimenti e di imputati e al numero di misure cautelari emesse per reati di criminalità mafiosa ed in considerazione della proliferazione dei procedimenti penali per i reati collegati all’agevolazione dell’immigrazione clandestina e per quelli di tratta delle persone”. Attualmente Catania è al terzo posto in Italia per reati di criminalità mafiosa.
A questo primo quadro si aggiungono altre problematiche: “Ulteriori criticità sono rappresentante dalla grave scopertura organica nei ruoli del personale amministrativo, soprattutto per le qualifiche professionali più elevate, e dalla situazione logistica dell’Ufficio, atteso che il personale è dislocato in dodici sedi diverse, quasi tutte di proprietà privata, il che non solo è fonte di un gravoso carico economico per l’Erario ma rende altresì necessario distogliere gli ausiliari da altre, più produttive attività di supporto per far loro curare il trasporto dei fascicoli da una sede all’altra. A fronte di tale situazione sono state introdotte ed ulteriormente sviluppate le innovazioni tecnologiche e informatiche che consentono di ridurre i tempi di lavorazione delle pratiche e favorire l’interazione con l’utenza”.
Il periodo del lockdown non ha impedito di ridurre le pendenze: “Dalle rilevazioni statistiche emerge che le pendenze sono state ulteriormente ridotte, atteso che a fronte di 15.673 procedimenti penali iscritti nei confronti di noti nel periodo di riferimento ne sono stati definiti 16.173. Anche il numero di procedimenti iscritti nei confronti d’ignoti pendenti alla fine del periodo è in diminuzione rispetto all’anno precedente, essendo stati definiti 15.779 procedimenti a fronte di 15.714 nuove iscrizioni. Risulta altresì ridotto il numero dei fascicoli iscritti a mod.21 bis pendenti alla fine del periodo, poiché sono stati definiti 1.715 fascicoli a fronte di 1.665 nuove iscrizioni”
Le difficoltà sociali di alcuni quartieri crea “posti di lavoro” che permettono alle strutture criminali di rimanere in buona salute: “Non si sono registrati mutamenti di rilievo nelle strutture criminali operanti nel distretto di Catania. Nonostante la loro decimazione a seguito dei numerosi provvedimenti restrittivi, i clan mantengono una composizione numerica pressoché inalterata stante il continuo ingresso di nuova manovalanza criminale, proveniente dalle sacche di emarginazione e sottosviluppo radicate nelle periferie degradate, mai rimosse ed anzi in via di aggravamento per la perdurante crisi economica e le conseguenti difficoltà occupazionali”.
Infine la presidente facente funzione della Corte d’Appello di Catania Domenica Motta sottolinea il nuovo ruolo delle donne: “Nel nuovo organigramma delle consorterie le donne rivestono un ruolo sempre più significativo, anche di responsabilità e dirigenza. Le modalità operative dei vari gruppi continuano ad essere improntate ad una sostanziale non belligeranza con gli altri gruppi mafiosi, dettata da logiche spartitorie e consonanze affaristiche; rari sono stati, invece, gli episodi di aperta conflittualità. Esse hanno riguardato soprattutto la gestione delle piazze di spaccio”.
Fonte foto: La Sicilia