Le nuove limitazioni del DPCM del 3 novembre scorso danneggeranno ancor di più la già precaria situazione in cui versa il teatro.
Ne è convinta anche il direttore del Teatro Stabile di Catania, Laura Sicignano, che in una nota ha messo in evidenza lo stato d’emergenza del settore artistico, visto che come lei stessa ha dichiarato, “allo spettacolo dal vivo è destinato lo 0,027 del prodotto interno lordo. Una miseria risibile se paragonata alle percentuali degli altri Paesi. Per non parlare della mancanza di una legge di tutela”.
“Alcuni teatri chiuderanno i battenti e molti attori non ce la faranno. La cosa più triste è che a soccombere non saranno quelli meno bravi, ma quelli con le spalle economicamente meno larghe”.Ha confessato la Sicignano.
E mostrandosi preoccupata ha sottolineato che “quello dell’attore rischia di diventare sempre di più un mestiere per ricchi”.
Ciò a cui si va incontro dovrebbe far riflettere e pensare che “senza teatro a una società si toglie una dimensione: il teatro è dialogo, confronto, un rito che si ripete da millenni ed è alla base della nostra cultura mediterranea. Se allo spettatore togli il teatro, gli togli un pilastro del suo benessere mentale”ha concluso il direttore.