L’associazione ambientale Legambiente ha diffuso nuovi dati sull’inquinamento cittadino a Catania, sottolineando l’inadeguatezza del capoluogo etneo ai criteri ambientali previsti entro il 2030.
Secondo le stime degli ambientalisti, diffuse tramite il rapporto “Mal’aria 2022“, infatti, a Catania la media dell’inquinamento atmosferico è in media al di sopra della soglia di rilevanza sanitaria con i nuovi valori limite. In dettaglio, “entro il 2030 il Pm10 dovrà essere ridotto del 29 per cento, il Pm2.5 del 23 per cento e gli Ossidi di azoto del 41 per cento”.
In attinenza con i dati diffusi dal rapporto “Economic cost of the health impact of air pollution in Europe” di Oms e Ocse presentato in Israele nel 2015 e i dati sulla mortalità da Coronavirus, i tre agenti più inquinanti Pm10, Pm2.5 micron e Ossido di azoto (NO2) sono la causa principale della mortalità in Italia e sono più pericolosi della pandemia da Covid-19.
Questo dato è stato confermato anche da uno studio dell’Università di Catania per il calcolo del rischio epidemiologico in Lombardia, che ha messo in evidenza la stretta correlazione tra il tasso di mortalità per Covid e le alte concentrazione di inquinanti atmosferici cui sono esposti gli abitanti lombardi.
Rispetto a molte altre città, però, la qualità della vita a Catania trae evidenti benefici dalla posizione geografica, dal clima mite e dal tasso di precipitazioni, che sono fattori importanti per le coltivazioni e per il benessere generale.
Come ha sottolineato Legambiente, al fine di favorire questi vantaggi, è necessario che a Catania si punti sul miglioramento dell’efficienza dei trasporti, ma soprattutto alla riduzione delle emissioni nocive. Obiettivi questi che si spera si possano raggiungere nel più breve periodo di tempo.