A Catania “Tri Pila Avi U Poccu”
Quante volte è capitato di sentire dire o di pronunciare il detto “Tri pila avi u poccu, u poccu avi tri pila” senza però farci molta attenzione? Questo modo di dire catanese è diventato talmente diffuso nel tempo, da non suscitare stupore, soprattutto tra i catanesi che lo usano attribuendogli uno specifico significato.
Quando un catanese afferma sostiene con certezza infatti che “u poccu avi sulu tri pila”, cioè che il maiale ha solo tre peli, vuol dire che una determinata situazione resta invariata nel tempo e non muta.
Di fronte ad una persona che negli anni si dimostra sempre la stessa e non riesce a cambiare il suo atteggiamenti; o di fronte ad un evento o fatto che si ripete con le stesse dinamiche e, soprattutto, con gli stessi errori, il catanese verace non ha dubbi e, senza alcuna esitazione, afferma che il maiale ha sempre e solo tre quei tre famosi peli.
In parte dismesso, questo interessante detto catanese non lascia spazio a teorie differenti circa il suo significato, dimostrando che anche a Catania le tradizioni restano inalterate e che anche a Catania il maiale non si è evoluto e ancora oggi “avi sulu tri pila”.
Ironia a parte, qual è la vera origine del noto detto catanese “Tri pila avi u poccu, u poccu avi tri pila?”. Scoprilo continuando a leggere!
Perché “U Poccu Avi Sulu Tri Pila”? Origine Del Detto Catanese
L’origine del detto “Tri pila avi u poccu, u poccu avi tri pila” si basa su ipotesi che tutt’oggi non compromettono il significato con cui viene utilizzato, ma anzi ne accentuano il senso dialettale.
Secondo vox populi, infatti, la storia del detto catanese è collegata al sofisticato rituale che si esegue per la macellazione del maiale, finalizzato al successivo utilizzo di ogni parte dell’animale.
In dettaglio, sottoposto similmente ad un sacrificio, il suino da macellare veniva lasciato a digiuno per 24 ore, in modo da pulire le sue interiora e non alterare la qualità della sua carne. Dopo aver atteso l’arrivo della luna calante e di una giornata di tramontana, il porco veniva trasportato nel luogo di macellazione e li giustiziato.
Ad eseguire la macellazione era lo scannatore, che dopo essersi avvicinato lentamente all’animale, gli radeva il pelo attorno alla vena giugulare, per poi inciderla: ed è proprio in questo momento che, per onore e rispetto dell’animale, il suo aguzzino gli lasciava i tre peli più grandi e setosi che aveva intorno al collo.
Morto o vivo, quei tre peli sarebbero rimasti, così come sono rimasti nel tempo grazie al modo di dire, che ancora oggi, molti catanesi usano per indicare una situazione invariata.
A Catania, il detto rimane e a rimetterci le penne, anzi i peli, è ancora il maiale, ignaro tutt’oggi del suo fatale e crudele destino!