Bioblu: il robot che raccoglie e differenzia i rifiuti sulle spiagge, oggi primo “waste mob”

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Quest’oggi, presso l’ex Lido Università, vi è stata la prima dimostrazione del Bioblu, un robot in grado di muoversi autonomamente lungo la spiaggia per raccogliere i rifiuti. Dotato di un “braccio” proprio, il robot utilizza tecniche di intelligenza artificiale per individuare, riconoscere e classificare i rifiuti. È il futuro della salvaguardia ambientale? O gli esseri umani si responsabilizzeranno?

Bioblu al banco di prova in spiaggia con il waste mob: il robot raccogli rifiuti in mostra

Quest’innovativo robot è stata la vera attrazione dell’evento che, a partire dalle ore 10.30, ha visto coinvolti studenti e docenti dell’Università degli Studi di Catania. L’iniziativa di pulizia della spiaggia chiamata “waste mob” è avvenuta nell’area dell’ex Lido Università alla Plaia. In questo contesto, il prototipo del sistema robotico sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica dell’Università di Catania, nell’ambito del progetto Interreg Italia-Malta “Bioblu”, è stato presente come parte integrante dell’evento.

Come funziona il robot raccogli rifiuti Bioblu targato UniCT?

Il robot Bioblu sarà in grado di muoversi autonomamente sulla spiaggia, utilizzando il proprio braccio per raccogliere i rifiuti dopo averli individuati, riconosciuti e classificati attraverso l’utilizzo di tecniche di intelligenza artificiale. A spiegare e illustrare qualcosina in più su Bioblu è responsabile scientifico del progetto, Giovanni Muscato: «Il metodo innovativo consiste in un kit ad alta tecnologia e completamente automatico, basato su un processo di deep learning, che riconoscerà i rifiuti da remoto, tramite droni, ne consentirà la raccolta in modo robotizzato e ne faciliterà lo smaltimento in campane compattatrici in modo differenziato. Grazie all’analisi fisico-biologica dei rifiuti ne viene determinata la provenienza, mediante un sistema integrato di rilevamento delle correnti, e l’impatto che soprattutto le microplastiche hanno sulle faune al fine di valutarne la ricaduta sulla catena alimentare».

Il progetto coinvolge anche l’Università di Messina, il Dipartimento di Scienze chimiche, biologiche, farmaceutiche e ambientali (ente capofila), il Ministero di Gozo – EcoGozo Regional Development Directorate, il Comune di Milazzo e l’Università di Malta – Department of Communications and Computer Engineering. Questa collaborazione tra istituzioni accademiche e enti è un passo significativo verso la creazione di soluzioni sostenibili per la gestione dei rifiuti e la salvaguardia dell’ambiente.