Catania in scena, un teatro dal fascino irresistibile
È bello sapere che ancora oggi, in una società dove la tecnologia e la virtualità regnano sovrane, ci sono catanesi che preferiscono andare a teatro e respirare l’atmosfera magica che solo l’Opera riesce a far vivere loro.
Una magia che si rinnova da anni grazie all’impegno di tutti gli addetti ai lavori, che con orgoglio continuano ad allestire spettacoli unici che conferiscono un alto valore culturale alla città di Catania.
Il successo che il Teatro Massimo Bellini registra ancora oggi è frutto, quindi, della passione di chi ci lavora e, al contempo, dell’entusiasmo mostrato da un’ampia fetta di catanesi che, ogni anno, attendono speranzosi di riabbonarsi alla nuova stagione.
Sebbene non siano mancati momenti di crisi, durante i quali il Teatro Bellini ha rischiato di interrompere la sua attività e di cedere alla logica del profitto, costretto da cause di forza maggiore, ancora oggi rappresenta uno dei simboli più autorevoli di Catania e della quale tutti i catanesi possono (e dovrebbero) esserne orgogliosi.
Un palcoscenico d’eccellenza che vanta una storia antichissima e emblematica, che vale la pena conoscere, scoprila continuando a leggere.
Un palcoscenico d’eccellenza, la storia del Teatro Massimo Bellini di Catania
Maestoso e imponente, il Teatro Massimo Bellini di Catania si erge nell’omonima piazza e da secoli rappresenta uno dei simboli del capoluogo etneo.
Progettato dall’architetto milanese Carlo Sada, il Teatro Bellini venne costruito nel 1890, regalando alla città un gioiello dell’arte e della cultura, rivelatosi un fulcro vitale per la scena musicale catanese e per gli illustri musicisti del Novecento che sono saliti sul suo palcoscenico.
Si ricordino nomi come Gino Marinuzzi, Vittorio Gui, Antonio Guarnieri, Georg Solti, Lorin Maazel, Riccardo Muti, Giuseppe Sinopoli e Alain Lombard, che hanno incantato il pubblico con le loro performance. E ancora le celebri voci di Toti Dal Monte, Maria Callas, Montserrat Caballé, Renata Scotto, Mirella Freni e le potenti arie dei tenori Schipa, Gigli, Corelli, Pavarotti, Pertile, Del Monaco e Di Stefano, che hanno lasciato un segno indelebile in questo maestoso teatro.
La storia del teatro a Catania ha radici profonde, che affondano nel XVIII secolo, quando si cominciò a discutere dell’opportunità di un teatro pubblico. La pietra fondamentale del “Gran Teatro Municipale” venne posta nel 1812, ma i fondi furono dirottati altrove. Nel 1822, si inaugurò il “Teatro Comunale Provvisorio”, ricavato da un ex magazzino alla Marina.
Nel 1870, si scelse Piazza Cutelli come sito per il nuovo teatro, ma le difficoltà finanziarie ritardarono ancora una volta il progetto. Finalmente, nel 1890, il Teatro Massimo “V. Bellini” fu aperto ufficialmente con l’opera “Norma” di Vincenzo Bellini, dando inizio a una nuova era per la cultura e l’arte a Catania.
Un simbolo che ancora oggi è vivibile a 360° e che rappresenta un orgoglioso emblema della città etnea, visibile anche a chi negli anni lo ha scelto come punto di riferimento per la movida catanese. Sono molti i catanesi infatti che ricordano ancora le serate trascorse lì davanti in quella piazza che se potesse parlare ne avrebbe di cose da dire, leggi sotto e scopri perché!
Piazza Teatro Massimo, lo storico punto di incontro dei giovani catanesi
“Ci vediamo in Piazza Teatro Massimo!” è una delle formule che la maggior parte dei catanesi ha utilizzato o utilizza ancora per dare appuntamento a qualche amico o conoscente e invitarlo a “scendere in centro”.
Per molti anni, infatti, quella che anticamente era Piazza Santa Maria di Nuovaluce perché era presente una chiesa con il medesimo nome, è stato il punto di ritrovo, dove darsi appuntamento per poi andare in qualche locale della zona o per sostare sulla scalinata sorseggiando qualcosa.
Proprio in quella piazza antistante il Teatro Massimo Bellini di Catania, qualche decennio fa passavano le macchine e, di sera, sostavano numerosi motorini attorno ai quali si riunivano molti ragazzi catanesi che confluivano lì uscendo dal pomeriggio giovani di qualche nota discoteca.
Non importava da dove si venisse, ma ciò che più contava era incontrarsi a tutti i costi e vivere a pieno l’atmosfera notturna della città.