Si è svolta presso il Castello Ursino di Catania la presentazione del libro di Massimiliano Latorre – il marò che insieme all’altro fuciliere italiano Salvatore Girone venne ingiustamente accusato di aver ucciso due pescatori indiani durante una missione sulla petroliera Enrica Lexie oltre dieci anni fa – dal titolo “Il sequestro del marò – Conversazione con Mario Capanna”. A fare da abile moderatrice del riuscitissimo evento è stata la giornalista dott.ssa Katia Scapellato che ha dialogato con tutti gli ospiti intervenuti ponendo domande precise e pertinenti.
La testimonianza dell’avvocato Giovanni Patti
A prendere per primo la parola è stato l’avvocato Giovanni Patti dello Studio legale Giambrone che ha sin dagli inizi seguito la vicenda assistendo il Luogotenente Latorre. Nel suo intervento l’avvocato ha evidenziato “il rapporto umano oltre che professionale che si è venuto a creare con Latorre, modello del senso di appartenenza e obbedienza alle istituzioni nonostante i quasi dodici anni di travagliata sofferenza in una vicenda che mantiene peraltro ancora zone d’ombra”.
Il sindaco di Catania e il senatore Salvo Pogliese
È stato quindi proiettato un sintetico ma efficace video realizzato e diretto da Angelo Guarracino in cui Massimiliano Latorre ripercorre, raccontandole in prima persona, le fasi salienti ed essenziali della vicenda, sottolineando “l’immensa solidarietà, l’affetto ed il sostegno umano ricevuto da tutti gli Italiani che hanno da sempre creduto nella nostra innocenza”. È stata quindi la volta del sindaco di Catania, Enrico Trantino, che ha rimarcato come “il sacrificio di Latorre e Girone non sia stato vano ma è riuscito a trasmettere l’idea del senso dello Stato” elogiando altresì “la grande compostezza con cui il Luogotenente ha affrontato questa lunga, interminabile vicenda nella quale da parte di chi ha giudicato si è piegato ad un erroneo preconvincimento ciò che andava invece dimostrato”. Il senatore Salvo Pogliese ha dal canto suo sottolineato come questa “rappresenti una fra le più tristi pagine della nazione Italia che ha condizionato anche i rapporti economici tra Italia ed India causando pure un raffreddamento dei rapporti diplomatici fra i due Paesi. È stato un caso di nanismo politico e diplomatico senza precedenti. Tuttavia la luce in fondo al tunnel si è intravista grazie a un intero popolo – studenti, lavoratori in genere, sedi istituzionali, anche semplici cittadini – che si è stretto intorno ai due marò, Uomini con la U- maiuscola, che erano lì a servire l’Italia in un’operazione tesa a tutelare il mercato internazionale in un contesto in cui i pirati spadroneggiavano prima di quell’operazione internazionale condivisa, fra l’altro, da tanti Paesi. Surreale, in particolare, il sequestro dell’imbarcazione, tanto più grave perché ci si muoveva in àmbito di Diritto internazionale”.
Il messaggio di Massimiliano Giammusso
Ha preso quindi la parola Massimiliano Giammusso, presidente del circolo culturale “Avanguardia” nonché vicepresidente dell’ ANCI e sindaco di Gravina di Catania, sottolineando “il forte sentimento di comunità nazionale e la riscoperta del senso di appartenenza che pur nel dramma della situazione è però emerso facendo sì che la vicenda abbia rappresentato una grande metafora di etica del dovere e della capacità di stare al proprio posto anche in quei tragici momenti. Una storia di bella patria, insomma, in cui le tante cicatrici interiori non hanno minimamente intaccato il credere fermamente nella bandiera di chi ha mostrato cosa significhi essere italiano”.
La sentenza giudiziaria e la testimonianza dell’autore
Della sentenza giudiziaria ha poi parlato l’avvocato Alessandro Gravante dello studio Giambrone che ha elogiato Latorre “per aver saputo sempre tenere la schiena dritta nonostante il frequente rinvio delle udienze abbia proporzionalmente comportato un parallelo aumento della tensione. È stato grave il comportamento tenuto dai tribunali indiani in quanto i nostri marò erano lì in servizio per ragioni di pubblica sicurezza in acque internazionali e avrebbero per ciò stesso dovuto quindi restarne fuori senza interferire come invece è accaduto. Alla fine, però, si è affermata la giurisdizione italiana con una salomonica decisione finale che non basta certo a mitigare la sofferenza patita dal nostro Luogotenente. Addirittura i ROS giunti appositamente in India furono lasciati alla porta al momento di effettuare l’autopsia cui seguì l’immediata cremazione delle due vittime. È stato negato persino il contraddittorio (ad avviso di Capanna, ha aggiunto la moderatrice Katia Scapellato, l’italia ha riscontrato difficoltà anche perché non ha fatto alcuna controinchiesta) senza parlare dell’alterazione di diversi elementi dell’indagine vuoi perché fatto di proposito, vuoi per approssimazione con l’unico intento di incastrare non solo i marò ma l’intera Italia”. Ha concluso la serie degli interventi l’autore del libro che si è detto “provato ma disposto sempre a lottare ottenendo una assoluzione giunta dopo un calvario durato ben 3638 giorni dal 15 febbraio 2012 quando tutto è iniziato, lasciando tutta l’Italia col fiato sospeso, al 31 gennaio 2022, data della fine di questo ingiusto calvario”. Egli ha inoltre evidenziato come “il caso sia stato costruito in poche ore ma sono stati poi troppi gli errori commessi nello svolgimento di indagini palesemente errate anche agli occhi di chi avvocato non è, segno di come l’India abbia volutamente adoperato questa vicenda come mezzo di ricatto verso l’Italia. Giusto per citare un solo esempio fra le tante incongruenze riscontrabili legate a dinamiche e orari, il calibro usato per uccidere i due pescatori era diverso da quello di tipo 5,56 a noi in dotazione in quell’occasione. Abbiamo rischiato seriamente per la nostra vita ma siamo fieri di esserci sempre comportati da militari prima, durante e dopo questa vicenda che fa emergere un messaggio di speranza, rinascita e nuovo inizio, nonostante l’infamia immeritatamente ricevuta e i torti subiti, per quanti lottano ogni giorno per la verità”.
Alla presentazione del libro erano, altresì, presenti il Comandante della Compagnia Carabinieri di Piazza Dante Cap. Angelo Pio Mitrione ed il Luogotenente Antonino Murabito della Guardia di Finanza. Il pomeriggio si è concluso con il dono di una targa ciascuno per ciascuno degli intervenuti e di un foulard alla moderatrice da parte di Latorre e l’immancabile firma con dedica a quanti hanno acquistato il libro.
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Conclusione: La presentazione del libro di Massimiliano Latorre presso il Castello Ursino di Catania è stata un successo, con numerosi ospiti e interventi che hanno sottolineato l’ingiustizia subita dal marò e l’importanza di difendere la verità. Latorre ha raccontato la sua esperienza e ha evidenziato il sostegno ricevuto dagli italiani. La vicenda ha avuto un impatto negativo sulle relazioni tra Italia e India, ma si è intravista una luce di speranza grazie alla solidarietà del popolo italiano. L’autore del libro ha sottolineato gli errori commessi nelle indagini e l’utilizzo politico della vicenda da parte dell’India. La presentazione si è conclusa con dei doni per gli intervenuti e la firma del libro.